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TIME MACHINE: EVIL

data

04/01/2005
81


Genere: Progressive Metal
Etichetta: Lucretia Records
Anno: 2001

“Evil” è probabilmente l’album più famoso e conosciuto dei Time Machine, con la sua uscita alle fine del 2001 e con la seguente partecipazione della band al Gods Of Metal del 2002 la band ha guadagnato fama e notorietà in tutta la penisola. Partendo da questi presupposti risulta semplice classificare l’album come l’apice della storia della band, fatta di continui cambi di line-up (un vizio noto nelle prog metal band), quattro album, un “best of”, tre EP e tre Mini Cd composti nell’arco di undici anni. Ma parliamo dell’album, “Evil (liber primus)” è composto da melodie tipicamente progressive, non orientate alla tecnica-selvaggia di casa Dream Theater ma dallo stampo prettamente armonioso, con abbondanti richiami al Melodic Power Metal. Vero e proprio trascinatore del disco è Pino Tozzo, il cantante (impegnato con i Time Machine solo in questa occasione) offre una prestazione vocale eccelente con linee melodiche calde ed armoniose. Una voce naturale dotata di grande tecnica e di conoscenza dei propri mezzi, una perla rara che la band nel corso degli anni (per motivazioni a me del tutto ignote) s’è lasciata sfuggire. Le atmosfere ricreate dai musicisti sono la cornice perfetta per un quadro di gran classe: melodie, riff & refrain che non lasciano nulla al caso, i pregiati solismi e le parti strumentali sono costruiste su di una struttura solida e priva di punti deboli. L’intro, “Gerona”,e la successiva “Where’s My Heaven” sono la rappresentazione in musica di quanto appena scritto. Dopo un inizio fatto di vellutati giri di tastiere esplode, in un crescendo, l’energia della band con un ottimo riffing nel quale la tastiera la fa da padrone. L’atmosfera cala e la voce di Pino Tozzo la fa da padrone, in un atmosfera più curata, richiamando uno ad uno gli strumenti attorno a se. Il refrain è il vero tormentone dell’album, giusto protagonista di una delle canzoni più orecchiabili ed apprezzate del lotto. La scena si ripete nelle successiva “Army Of The Dead”, canzone più ritmata ma dalle stesse carettristiche con una sezione strumentale tiratissima e un supporto corale (in latino) di buon effetto. “Eyes Of Fire” (segnata nella cover per un errore di stampa come “Kiss Of Fire”) regala atmosfere più cupe, lasciando spazio al succesivo strumentale (non una selvaggia competizione tecnica, ma una composizione intelligente ed attinente allo sviluppo del concept dell’album) e a “Neghentropia”, vera e proria “opener” che trasuda emozioni che ci porta alla successiva “Evil Lies”, ovver l’ennessimo ottimo lavoro di composizione da parte di Deho’ e soci. Nella song troviamo anche Melody Castellani alla voce affianco al Lead Singer, anch’essa autrice di una buona prova seppur breve. La più romantica “Angel Of Death” e la conclusiva “Hailing Souls” ci portano alla conclusione dell’album in pieno Time Machine stile e senza delusioni. Un lavoro che sta già diventando un classico del Progressive Metal italiano, che non deluderà i fan del genere e che sarà in grado di appassionare anche chi con il Prog non ha grande affinità. I Time Machine in tutta la loro grazia.

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