HORISONT: Sudden Death
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11/05/2020E’ ormai risaputo che negli ultimi anni il revival di sonorità rock di stampo classico, prevalentemente originarie degli anni ’60-’70, ha avuto un’espansione ed un’evidenza importanti, con molte band che lo hanno testimoniato con qualità. E forse, più di altre nazioni, la Svezia è il posto dove queste sonorità sono fiorite con maggior fulgore. Possiamo citare band quali Blues Pills, Dead Lord, Honeymoon Desease, Vidunder, Siena Root, ma sicuramente ne stiamo lasciando da parte altre importanti, che hanno uno stretto rapporto con il vintage rock portato alla contemporaneità attuale. Ma forse, una band che più di tante altre sembra incarnare lo spirito vero di quel periodo sono gli Horisont. Il quintetto di Gothenburg risulta essere particolarmente prolifico nelle uscite, dando alle stampe il loro sesto album in poco più di dieci anni di attività. ‘Sudden Death’ è il secondo album, dopo l’ottimo precedente ‘About Time’, uscito per Century Media, e conferma ancora una volta il loro credo al vintage rock. Gli Horisont si confermano ormai un’ottima amalgama tra i componenti, votati a rendere ogni brano particolarmente brioso e vivace, senza andare a pescare sonorità più pesanti che potrebbero snaturare la loro essenza, costruendo invece un apparato sonoro piuttosto lineare, eppure assolutamente variegato. E proprio questo nuovo album ne è un chiaro esempio. Dalla voce squillante ed acuta di Axel, passando per le chitarre di Charles e David, fino alle armonie tastieristiche che si infilano in maniera efficace in alcuni brani, ‘Sudden Death’ riscuoterà sicuramente l’affetto degli appassionati del genere. Proprio la componente tastieristica si rivela elemento fondamentale in brani come “Free Riding” e “Into The Night” con un sound che ricorda i connazionali The Night Flight Orchestra, grazie in particolare proprio al lavoro di tastiere che riesce a tenere a galla in maniera degna tutti i movimenti dei brani, portandoli sempre ad un livello alto. Tornando più nelle tematiche più classiche e care alla band svedese, si segnala il rock coinvolgente di “Pushin’ The Line”, brano che, come molti altri dell’album, aiuta a far percepire sempre una continua senzazione di movimento e di brio, e questo è il frutto di ottime qualità compositive che si traducono poi nel punto di forza durante le esibizioni dal vivo; un altro esempio indiscutibile di questa caratteristica è il brano “Runaway”. In questo album fa spazio, come anche successo negli album precedenti, un brano in lingua originale svedese, “Gråa Dagar”, una specie di ballad rock-blues che si inserisce decentemente nel contesto dell’album, anche se come presa non sembra raggiungere il livello di molti degli altri brani. Non solo gli anni ’60-’70 ritroviamo in ‘Sudden Death’; “Breaking The Chain” ha un'intro che si ispira molto alle sonorità electro-dark dei primi anni ’80, che ricordano molto soluzioni ideate da band come O.M.D., per poi proseguire su atmosfere più care alla band svedese. La conclusiva e interamente strumentale “Archaeopteryx In Flight” mescola ritmi dispari in salsa prog, rock melodico e languide atmosfere, in una miscela molto accattivante. Gli Horisont compiono, quindi, un altro centro nella loro discografia, rimanendo fedeli alla propria linea di stampo classico, e allo stesso tempo ampiamente credibili grazie alla qualità della loro musica.
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