THE GATHERING: SOUVENIRS
data
19/08/2003E' abbastanza difficile riuscire a portare il lettore di queste mie parole, nel mondo di "Souvenirs" e dei Gathering. Chi segue da tempo la band, non ha potuto fare a meno di notare le continue evoluzioni della stessa, a partire dai suoi esordi pesanti, passando per i classici gothic metal "Mandylion" e "Nighttime Birds" (veri capostipiti di un certo modo di fare gothic e ispirazione per decine di valide bands che affollano il panorama odierno) ed arrivando agli ultimi e totalmente diversi "How To Measure A Planet" (un vero capolavoro rock progressive) ed "If_Then_Else". A tre anni di distanza da quest'ultimo capitolo, i Gathering tornano con "Souvenirs" che ci presenta, ancora una volta, una band cambiata, maturata e distante, ormai, anni luce dalle sonorità dei propri esordi e metal in genere. I Gathering di oggi, forti della voce ancora più espressiva e matura della bellissima Anneke, propongono un rock delicato, intimista e carico di milioni di sfumature e suoni. Tutto ciò che fuoriesce dagli altoparlanti è accattivante…una musica estremamente eterogenea che va alla ricerca di migliaia di percorsi diversi…una musica bellissima e mai invadente che si prende il compito di intessere la fitta ragnatela di emozioni su cui far adagiare il soave canto di Anneke. L'ascolto del disco è paragonabile alla lettura di un intricato ed avvincente romanzo, da cui iniziare uno stupendo viaggio in mille tonalità di grigio trafitte da luminosi arcobaleni! E' impossibile descrivere nel dettaglio le singole canzoni che compongono "Souvenirs"…proprio come dei piccoli gioielli prelevati in un lungo viaggio, i brani del disco descrivono diverse situazioni e "luoghi" della mente e del cuore. Musicalmente parlando, il clima che pervade le composizioni è un triste sapore di delicatezza, rotto a tratti da ritmi cupi e psichedelici. La musica onirica ed orientaleggiante, cede talvolta il passo a pacati racconti allucinati e in alcuni casi a serrate sequenze ossessive. La voce, come detto, esperessiva, si dipana su varie tonalità, sempre garbate e persino da piano bar anni '40. La struttura dove tale voce si adagia, non esclude nessuna componente classica o modernista della musica, apportando anche sonorità elettro-industriali, sintetiche, acustiche, elaborate e progressive. Nulla è escluso o accantonato…l'obiettivo è quello di giungere alla conclusione del viaggio. Alcune canzoni, come "Monsters", "Jelena" e "A Life All Mine" (con cantato a due voci), poi, ricordano un po’, ma in modo coerente con la nuova direzione musicale della band, il gusto goticheggiante delle vecchie composizioni…in particolare, si denotano partiture tipiche del gothic, arricchite da sensazioni acide e sofferte, o da suoni siderali e industrial. Il brano che, però, meglio rappresenta tutto il disco è, secondo me, "We Just Stopped Breathing", in cui tutte le componenti presenti nel disco trovano spazio e rendono lo stesso, un gioiellino di prog psichedelico…il brano è triste, cupo, ossessivo e trance; in esso si affacciano tanti strumenti che delicatamente e discretamente dicono, per pochi secondi, la loro: un piano siderale accompagna per un tratto la canzone, poi sopraggiunge una paurosa nenia di Anneke…ad un tratto arriva anche una tromba ad "infiltrare" solo poche pazze note. Il brano si chiude con una ampia sezione tipica della musica New Age che sfocia, in conclusione, nel rumorismo più folle. Concludo dicendo che "Souvenirs" è un disco bellissimo, ma non alla portata di tutti…cervellotico ma lineare, difficile ma easy…insomma per gente con la mente aperta all'inverosimile. Un disco adatto come colonna sonora delle gionate più strane, ma anche come sottofondo nei momenti "particolari". Ora basta con le parole, dovete ascoltarlo…solo dopo capirete!
Commenti