THE FLOWER KINGS: UNFOLD THE FUTURE
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22/07/2009Dopo l'ottimo 'The Rainmaker' del 2001 i The Flower Kings, pionieri e portabandiera del prog rock stile anni '70, si ripresentano appena un anno dopo con questo 'Unfold The Future'. Il disco, sempre edito dalla InsideOut, è addirittura un doppio album della durata complessiva di oltre 140 minuti di musica preparata dal gruppo scandinavo. C'è sicuramente da dire che ai ragazzi non mancava certo la voglia di lavorare visto le varie partecipazioni dei componenti ad altri progetti con uscite quasi contemporanee come Kaipa e Transatlantic. Questo loro lavoro quindi giunse quindi sul mercato in un momento di "piena" di proposte prog rock di vario genere e questo ne decreto al momento qualche recensione un po' sottotono a causa delle troppe alternative e del fatto che molte erano similari musicalmente. Riprendendo però il disco al giorno d'oggi ed estrapolando dal contesto di quel periodo temporale 'Unfold The Future' riacquista un po' di vigore e spessore, permettendoci di apprezzarlo meglio. La scelta del doppio CD, seppure nel genere non sia una cosa rara, deve far già supporre che l'ascolto complessivo del lavoro necessita di impegno e disposizione, perché oltre due ore di musica non sempre sono uno scoglio che tutti vogliono superare. Però c'è da dire che molte del tempo in cui lo CD girerà nello stereo è ben sfruttato da Stolt & co. e le due grandi suite che aprono ("The Truth Will Set You Free") e chiudono ("Devil's Playground") il disco sono di ottima fattura e nonostante la loro durata non ci sono cedimenti al loro interno. Nel mezzo ci sono altri ottimi ed interessanti brani come "Grand Old World" e "Vox Humana" e qualche passaggio non del tutto convincente tipo "The Navigator" o "The Devil's Danceschool". C'è anche da sottolineare che in molte tracce, ma soprattutto nell'interessante "Fast Lane", c'è la partecipazione del vocalist dei Pain Of Salvation Daniel Gildenlöw, che aggiunge un tocco in più al lavoro dei The Flower Kings. In definitiva questo lavoro dei The Flower Kings è un disco che il fan del gruppo non deve comunque farsi scappare, ci sono tutte le cose che ci hanno fatto apprezzare il gruppo negli anni (ottime melodie, tecnica sopraffina, etc), anche se forse il troppo lavoro e la voglia di strafare ha fatto fare qualche piccolo passo falso all'interno. Probabilmente un editing più piccolo dell'album diminuendone la durata avrebbe sicuramente offerto un disco godibile più facilmente anche agli altri manti del prog rock che potrebbero trovarlo alla fine troppo lungo.
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