THE FERRYMEN: One More River To Cross
data
27/01/2022Sembra che alla Frontiers piaccia vincere facile! Non si spiegherebbe altrimenti la prassi, ormai consolidata, di riunire in un progetto comune star assolute del panorama hard&heavy contemporaneo e vecchie (ma non certo consunte) glorie dall'illustre passato. Nella fattispecie l'etichetta partenopea cala un tris d'assi a cui resta difficile resistere; cosa desiderare di più, infatti, dell'ugola d'oro del semidio Ronnie Romero, del suono di chitarra e del songwriting dell'ubiquo Magnus Karlsson o delle tonitruanti percussioni del nerboruto Mike Terrana? E' pur vero che il fatto di riunire insieme tre o più fenomeni musicali non equivalga di per sé a produrre un grande disco, ma in questo caso sembra che anche l'alchimia sia quella giusta per regalare a tutti i metal fan un gustoso disco di corroborante power metal, sorretto dalla poderosa produzione di Simone Mularoni e baciato da grandi melodie vocali, ragguardevole perizia tecnica e atmosfere magniloquenti. 'One More River To Cross' scorre via veloce nonostante i suoi quasi 60 minuti di durata, a testimonianza della bontà generale di questo lavoro che attraversa alcuni (non pochi) picchi qualitativi davvero superbi. La coppia di singoli posta in apertura, "One Word" e "The Last Wave", sgombra immediatamente il campo da ogni dubbio a riguardo della musica che ci aspetta: potenti up-tempo con epici cori, assoli intensi e ritmi mai banali, la prima, oppure tempi medi che puntano verso un inciso in cui Ronnie dà fondo ad ogni energia rendendo il clima incendiario. il cantante cileno è assoluto mattatore nei brani in cui la sua voce può lavorare fra alti e bassi, arrampicandosi nota doppo nota fino ad arrivare all'apogeo del pentagramma, vedasi la splendida e Rainbowiana "Morning Star" lacerata da una tanto accorata quanto tirata interpretazione. Ovviamente i due compagni di avventura del fantasmagorico cantante non sono da meno in quanto a contributi essenziali all'ottima riuscita dei brani; "Hunt Me To The End Of The World" si regge su un tappeto di doppia cassa e rullante sempre vario ad opera di un Terrana che non perde mai occasione di dimostrare la propria completezza tecnica (da sentire anche il breve assolo di batteria che introduce l'assolo di chitarra), mentre "The Last Ship" gira intorno ad un bel riffing di Magnus che trova il proprio completamento nei contrappunti di tastiera all'altezza dell'inciso e la titletrack sublima un caldo e pirotecnico assolo di notevole pregio. Il terzo disco dovrebbe essere il più importante nel percorso artistico di un gruppo, ed in questo caso i The Ferrymen non falliscono di certo la prova, dimostrando una crescita continua e un valore ben al di sopra della media, ponendosi come possibile riferimento per chiunque ambisca a divenire uno dei prossimi grandi nomi dell'heavy metal di stampo classico.
Simone Lambiase
04/02/2022, 09:24
Bellissima recensione, complimenti Cosimo!