SUUM: Cryptomass
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10/03/2020Dopo gli ottimi consensi riscossi dall'album d'esordio, la band capitolina concede il bis con questo nuovo pregevole lavoro intitolato Cryptomass. Il quartetto romano si fa portavoce di un interessante doom di matrice occulta che prende spunto da quella corrente denominata "occult rock" che ha visto il suo fiorire al tramonto degli anni sessanta e inizio anni settanta con band seminali quali Coven, Uriah Heep, Black Widow e i fondamentali Black Sabbath. Le atmosfere oscure dominano l'intero platter e la title track rappresenta il varco per quella dimensione fantasmagorica e misteriosa, quella selva oscura nella quale ci troviamo smarriti con il cuore che batte all'impazzata e un senso di inquietudine che ci attanaglia. Discendiamo nelle putrescenti catacombe e ci lasciamo avvolgere dai riff cavernosi della chitarra di Painkiller che ci accompagnano lentamente nel budello sotterraneo illuminato a mala pena dalla fioca luce del moccolo di candela. Il brano è lento e di grande impatto, oscuro come le composizioni dei Candlemass ma anche epico in stile Manilla Road. Le atmosfere claustrofobiche e opprimenti sono rese magistralmente e calano sull'ascoltatore come una cappa di piombo; l'agonia interpretata in "The Silence Of Agony" ci riporta alla mente le atmosfere respirate in 'Witchcult Today' degli Electric Wizard ma anche quella tendenza al cerimoniale e al misticismo che troviamo nei lavori dei connazionali Caronte. I brani che maggiormente rappresentano questa tendenza alla celebrazione sabbatica sono sicuramente quelli dai titoli più espliciti ed evocativi come "Funeral Circle" che segna un ritorno ai ritmi funerei e pachidermici dopo la più ritmata e granitica "Creatures From The Vault" e "Burial At Night" che mantiene alto quel climax solenne e disperato raggiunto nella precedente traccia sviscerandolo all'estremo e riportando alla mente quelle atmosfere tetre e uggiose affrescate nell'omonimo album dei Black Sabbath. La lenta marcia nel dedalo oscuro prosegue fino a giungere al suo nucleo più caldo e profondo, dove si innalza la malinconica prece di "Mass In The Catacomb" e dove acquista maggior pathos l'invocazione recitata da Misantophil in "Claws Of Evil", brano dall'elevato lirismo e dall'appeal epico. Il viaggio nelle viscere della terra termina con "Reaper Looks in Your Eyes", ancora una volta ritroviamo il riffing di pura matrice doom made in Europe nel quale confluiscono ancora una volta le influenze degli Electric Wizard e punti di contatto con i già citati Caronte, soprattutto nella linea vocale. Un disco che rappresenta in buona sostanza una pregevole gemma nel diadema del doom made in Italy e che si potrebbe già da ora collocare tra le migliori uscite italiane di questo 2020.
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