STRAMONIO: SEASONS OF IMAGINATION
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21/11/2002Questo disco d'esordio degli Stramonio, raccolse ai tempi dell'uscita (anno 2000) commenti entusiastici su riviste italiane ed estere del settore progressive metal. Diciamolo subito, questi Stramonio sono lontani dalla band matura e personale, che ha dato alla luce lo stupendo "Mother Invention", ma quelle lodi, allora, non furono spese invano. Infatti "Seasons Of Imagination" pur essendo un disco profondamente debitore, dal punto di vista stilistico, al Dream Theater sound, presenta una serie di spunti personali che vanno da influenze pop, funky e fusion, all'uso di strumenti come violino e flauto, che donano ai brani un sapore da progressive d'annata. Non solo gli Stramonio hanno un dono ( preservato con cura ancora oggi); ossia a differenza del 90% dei gruppi prog metal, persi in elucubrazioni tecniche superflue e passaggi ultra-heavy gratuiti, possiedono un gusto per la melodia immediata e mai banale unico. Ognuno dei brani di questo cd, anche se ricco di spunti tecnici e raffinatezze esecutive, risulta caratterizzato da parti melodiche già ficcanti dal primo ascolto, ma che non stancano mai in forza del loro rifuggere la banalità gratuita. Tra l'altro l'esecuzione strumentale di tutti i pezzi lascia spazio a ciascun membro per mettere in luce la propria abilità, ma senza mai appesantire o rendere noiosi i singoli brani. Al riguardo è da sottolineare l'operato del duo ritmico De Cesero (batteria) -Zanvettor (basso) a suo agio in ogni frangente e mai invadente, così come la prestazione del tastierista Luca De Lazzaro, dei chitarristi Nicola Balliana e Luca Arrighini si distingue per feeling, inventiva e tecnica. Da lodare, infine, la prova vocale di Federico De Vescovi, il quale dotato di una timbrica molto simile al buon James La Brie fornisce un ottima prestazione dal punto di vista interpretativo e dello sfruttamento dei registri medio-alti. Il disco si dipana per quasi un'ora di durata, ma la bellezza di questi brani è tale che il tempo sembra scorrere in un lampo: "Awake The Jester" progressiva ed aggraziata, lascia il passo alle celestiali e cangianti "Ashes In The Wind e "I Swim In The Air" (quest'ultima con un ritornello che rimanda ai Police), l'aura funky-jazz di "Get Lost In Time" fa da introduzione alla sublime ballad "Without You" (graziata da una prova vocale da brividi), infine "The Song Of The HarvestFly" e "Vital Elation" si presentano come dei calderoni musicali segnati, però, da intuizioni melodiche ed espressive da applausi. Certo qui e là non mancano i difetti: primo fra tutti l'ancora evidente dipendenza dal modello Dream Theater; così come la produzione è buona, ma poco potente e certe parti vocali potevano essere meglio rifinite; ma nel complesso ciò che rimane dopo l'ascolto è l'impressione di un disco validissimo e in grado di competere con le migliori uscite progressive metal internazionali. Se amate i Dream Theater mettetelo pure in cima alla vostra lista della spesa.
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