SODOM: Genesis XIX
data
01/12/2020I Sodom sono un po' come il pranzo domenicale dalla nonna: una certezza! Non sai se preparerà proprio il tuo piatto preferito, ma comunque sarà buono, se non ottimo, e sei sicuro che ti alzerai dal quel tavolo appagato e soddisfatto. Con il loro sedicesimo disco, infatti, non solo la band non delude, ma ci regala uno dei suoi album migliori degli ultimi anni. Il minuto iniziale di "Blind Superstition" (intro dei concerti della band nel tour del 1988, un evidente omaggio al passato) ci guida alla deflagrazione perpetrata ai danni dei nostri padiglioni auricolari: si parte col singolo "Sodom & Gomorrah", un amplesso rantolante e violento tra Motorhead e Venom in salsa Sodom, e si prosegue con la lezione di furia ed ignoranza cieca di "Euthanasia", testa bassa e si asfalta l'ascoltatore senza pietà! Siamo partiti bene, e l'ottima title track, maggiormente stratificata, rincara la dose (anche grazie al "ritorno" di due chitarre in formazione, il caro vecchio Frank "Blackfire" Gosdzik e il giovane York Segatz), cosi come la marziale e pugnace "Nicht Mehr Mein Land", con le sue sfuriate iniziale e finale, puntellate sui blast beat (presenti anche in altre canzoni, e che faranno storcere il naso ai puristi del thrash) del nuovo arrivato, il trentunenne Toni Merkel (dai blackster Pestlegion). Le altre tracce non sono da meno, efferate ma ben composte, e vanno a comporre una tracklist che convince in toto. Il disco è buono, a tratti molto buono, a cavallo fra classico thrash tedesco old school ed estremizzazione "moderna" (anche grazie all'energia dei nuovi arrivi), ma senza mai dimenticare quel pizzico di varietà stilistica che, nonostante ben dodici tracce presenti, fa evitare sbadigli a ripetizione. Come dicevamo all'inizio, ancora una volta, una fottuta sicurezza. Grandi Sodom!
Commenti