SLAYER: HELL AWAITS
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21/04/2004Malsano. “Hell Awaits” è un lavoro malsano. Basta premere il play per scoprirsi circondati da uno stuolo di anime dannate che continuano a ripetere il loro mefistofelico invito (nell’intro di “Hell Awaits” è ripetuto più volte “Join Us” al contrario): l’inizio non è certo dei più rassicuranti e il procedere dell’ascolto non fa altro che consolidare il senso di disagio generato dalla musica degli Slayer. L’album è composto da sette brani grezzi la cui anima è un thrash metal tanto scarno quanto tumultuoso, che va diretto al bersaglio senza perdersi in troppi tecnicismi. Dall’opener, che dà il titolo all’album, fino alla conclusiva “Hardening Of The Arteries” è un susseguirsi di angoscia e distruzione, in cui le urla isteriche di Araya spazzano via ogni forma di razionalità e armonia. Spettacolare “Kill Again” coi suoi cambi di tempo imprevedibili e i riff malati della coppia Hanneman-King, ancora una volta sugli scudi grazie ad una performance ineccepibile. Per non parlare dell’imponente muro ritmico eretto dal basso di Araya e dal drumming come sempre perfetto di Dave Lombardo, vero cuore pulsante della band. E non vanno certo dimenticate la sepolcrale “Crypts Of Eternity”, col suo incedere marziale ed oscuro, la visionaria ed inquietante “At Dawn They Sleep”e la maniacale “Necrophiliac”, che grazie ad un riffing strepitoso e ad un testo da incubo, si aggiudica la palma di miglior brano del disco. “Hell Awaits” è un album che mostra già decisi passi in avanti rispetto al debut “Show No Mercy” e che comincia a delineare meglio le caratteristiche di un gruppo che di lì a un anno prenderà il mondo a calci in faccia con un certo “Reign In Blood”…
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