SILHOUETTE: ACROSS THE RUBICON
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17/09/2012Fa enormemente piacere constatare come nel 2012 ci sia ancora qualcuno capace di scrivere dell'ottima musica come i Silhouette, band olandese innamorata delle sonorità neo progressive di gruppi del calibro di Marillion e IQ (due band citate non a caso), che in questo disco sembrano materializzarsi come se niente fosse, facendo catapultare l'ascoltatore direttamente negli anni 80. Poco importa se la band in questione non ha apportato nessuna innovazione in ambito prettamente musicale (ma in fin dei conti il neo progressive è un filone musicale già di per sé derivato dai gruppi degli anni '70), perchè le emozioni contenute in questo disco sono veramente avvolgenti e palpabili come non mai. La produzione laccata non pesa sul risultato finale, ma, anzi, si dimostra incredibilmente adatta con le atmosfere generali scaturite dagli arrangiamenti partoriti dai singoli musicisti che suonano con una classe più unica che rara. Il disco presenta un alternanza tra pezzi brevi e pezzi lunghi dove nulla viene lasciato al caso, mostrando tra le altre cose una notevole qualità compositiva e strumentale che cresce piano piano in un susseguirsi di forti emozioni già avvertibili nell'iniziale "Across The Rubicon" una ballad semi acustica sorretta dai sintetizzatori e le tastiere di Erik Laan, mentre la successiva (e lunga) "Breathe" mostra un notevole affiatamento generale. Difatti nel brano convivono momenti di varia natura e suggestione, tra momenti più melodici ed orecchiabili ad altri più robusti e maestosi dove è da segnalare un eccellente lavoro di chitarra (suonata in modo assai intelligente). Ma anche gli altri brani non sono assolutamente da meno come la pianistica "Empty Places", forte di melodie e atmosfere intimiste e uggiose, o la lunga "Anybody", contraddistinta da sonorità decadenti e leggermente gotiche, sorrette bene dalle tastiere e dalla chitarra che, in maniera mai invadente, si producono in stacchi strumentali davvero molto ben congeniati. L'album è comunque tutto un susseguirsi di atmosfere, riuscendo anche nel difficile compito di non essere mai troppo pedante neanche quando gli arrangiamenti si fanno man mano più corposi, restituendo una fluidità musicale/narrativa davvero molto importante.
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