SILENZIO PROFONDO: Ritornato dall'incubo
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09/01/2021Perdere un amico caro, nonché un valido musicista che per la causa in oggetto ha dato tanto, può creare per sempre una ferita profonda che ogni singolo ricordo non basterebbe a richiudere. Ma il ricordo vivido, unito alla tenacia di comunicare con l’arte della musica i propri pensieri sulla vita e sulla morte, può essere la chiave essenziale per andare avanti e provare ancora a spaccare il mondo. Si potrebbe costruire così il significato che sta dietro al percorso che stanno facendo i Silenzio Profondo, band mantovana che con il secondo album ‘Ritornato dall’incubo’, dedicato (come anche l’album precedente) alla memoria dello scomparso chitarrista Matteo Flaccadori, rappresenta una realtà emergente nel campo dell’heavy metal classico e melodico. E verrebbe da dire che sia una realtà più che buona, data la qualità e la facile presa dei singoli pezzi. Il merito va in particolare, oltre ad una ritmica che è standard nell’heavy metal classico, che non spazia assolutamente in chissà quali originalità, ma che detiene in sé incisività e concretezza in dosi elevate, anche alla precisa e convinta scelta di presentare testi in italiano, con la finalità di apparire il più diretti possibile. Nonostante sia un genere che ha ovvi ed ampi risvolti internazionali, questa loro scelta convince appieno, ed è tutto merito delle doti canore di Maurizio Serafini e dai testi scritti dal chitarrista Gianluca Molinari, capaci di trasmettere passione e dare un senso compiuto alle idee musciali della band, oltreché personali. Il ritmo si va presto veloce e serrato con “Incubo”, con una spinta di energia in più data da “Supernova”. Nell’alternanza tra luce ed oscurità, si infilano anche questioni delicate come l’abuso di droga; “Falsa illusione” in questo senso è emblematica e racconta come la droga possa portare a facili illusioni, che purtroppo celano un reale disagio che può portare alla disintegrazione del corpo e dell’anima. “Danza macabra” potrebbe rappresentare una sorta di culto di ipotetici riti pagani, attraverso un vero e proprio inno musicale che ha nel ritornello cantato con grande enfasi da Serafini la sua apoteosi. Ritmi dal sapore fin qui tipicamente saxoniano si alternano a sonorità che si avvicinano al power metal melodico. “Nella tela” ne è un bell’esempio, un pezzo costruito su una scia che ricorda band come gli Edguy. La musica prosegue senza sosta con una traccia interamente strumentale, “Veleno”, che si presenta fortemente connessa sia come musica, che come immagine creata, quella della tela del ragno dove il protagonista rimane intrappolato, costretto a subire il suo veleno. La stessa costruzione la si può ritrovare nelle due tracce finali “Solo carne, solo sangue” e “Ri(tor)nato”; due facce di una stessa medaglia che possono rappresentare caduta e risalita, dolore e salvezza, che può tramutarsi poi in una resurrezione eterna. Sicurezza, determinazione, convinzione. Queste sono le parole che possono sintetizzare ‘Ritornato dall’incubo’ dei Silenzio Profondo, un disco schietto e diretto capace di trattare a mente libera e rilassata anche le tematiche più oscure ed i pensieri più difficili e dolorosi.
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