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SHAAMAN: REASON

data

23/05/2005
93


Genere: Metal
Etichetta: AFM Records
Anno: 2005

Tornano gli Shaaman di Andrè Matos. E tornano alla grande, con un disco che entra di diritto al primo posto nella mia personale classifica del 2005, e che difficilmente sarà scalzato. Già, perchè i quattro brasiliani sono riusciti a sfornare un lavoro praticamente perfetto, con un deciso cambio di genere rispetto all'album di debutto, l'ottimo "Ritual". Il power metal è ormai solo un ricordo, a quanto pare la band ha deciso di ampliare i propri orizzonti musicali (ma non è una novità, ricordiamo "Virgo" di Matos/Paeth) verso sonorità più vicine al rock, dando spazio in alcuni punti perfino all'elettronica. Il risultato è che "Reason" suona fresco come non mai, potente e dolce allo stesso tempo, con un netto miglioramento, dal punto di vista tecnico, del chitarrista Hugo Mariutti e una prova ancora una volta eccezionale del frontman Andrè Matos. L'opener, "Turn Away", mi ha letteralmente tramortito con un'aggressività inaspettata e assolutamente piacevole, un pezzo molto vicino allo stile dei Judas Priest di "Painkiller", ma con suoni decisamente moderni. Ed è proprio la modernità dei suoni, probabilmente dovuta anche all'ottimo lavoro del produttore Sascha Paeth, uno dei punti di forza di questo disco. Pezzi come "In The Night" e "Scarred Forever" giocano tantissimo su questo elemento, senza dimenticare le splendide linee melodiche (che riescono ad essere sempre avvincenti e non banali) disegnate da Matos. Tra l'altro la scelta del singer brasiliano di non forzare la voce verso vette inarrivabili, come nei suoi dischi precedenti, in favore di una maggiore carica espressiva, diventa un'altra delle chiavi vincenti di questo lavoro; impossibile a questo punto non citare la title-track, un brano molto melodico impreziosito dalle graffianti chitarre di Hugo Mariutti e dalla solita, impeccabile prestazione ritmica di Luis Mariutti e Ricardo Confessori (un vero e proprio mago della batteria, troppo spesso sottovalutato). Oltre alle già citate "Turn Away" e "Reason", ci sono almeno altri due brani da consegnare alla storia: uno è "Iron Soul", tiratissima e ispirata, forse la canzone che più si avvicina a ciò che gli Shaaman avevano fatto in precedenza; l'altro è invece "Innocence", una delle ballad più belle che mi sia mai capitato di ascoltare. E' in questo pezzo che Matos dimostra di essere un cantante completo, miscelando espressività, tecnica ed estensione in un gioiello purissimo, emozionante ed intenso. C'è spazio, a sorpresa, anche per una cover, la bella "More" dei Sisters Of Mercy, riarrangiata in modo piuttosto convincente fino a risultare uno degli episodi più interessanti del cd. Se un difetto c'è, in quest'album, si trova forse nel fatto che i pezzi migliori sono posizionati tutti all'inizio, relegando di fatto brani come "Rough Stone", "Trail Of Tears" e la conclusiva "Born To Be" - che sono comunque belli, ma hanno qualcosa in meno - a un ruolo secondario. Ma è come voler cercare il pelo nell'uovo, questo disco è qualitativamente elevatissimo, l'ennesima conferma che la classe non tradisce mai.

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