MARK MORTON: Anesthetic
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15/04/2019Il progetto solista di Mark Morton dei Lamb Of God è finalmente fuori, ed è un peccato pensare che il disco verrà ricordato più per essere l'epitaffio di Chester Bennington che per la sua reale qualità musicale. L'operazione compiuta da Morton non è troppo dissimile da quanto fece Slash anni fa con il suo primo vero disco solista: una manciata di brani cuciti addosso ad ogni interprete, e atti a mostrare la versatilità in fase di songwriting del brillante chitarrista di Richmond. Non c'è quindi un vero e proprio filo conduttore, quanto una serie di pezzi che si distinguono più per il cantante che li interpreta che per altro. Se il brano con Chester è una sorpresa (non lo si sentiva urlare così da tempo; un vero tuffo nel nu metal dei tempi d'oro, seppur con riff un po' più heavy e spigolosi), va detto che gli altri brani sono abbastanza prevedibili. Non si può criticare nessuno, poichè tutte le performance sono maiuscole nel loro contesto (non serve dire che Myles Kennedy è un singer ben più dotato di Jacoby Shaddix, ma il loro lavoro lo fanno benissimo tutti e due), e Morton, lo sappiamo, conosce bene lo strumento e anche la scena che lo circonda. Sembra quasi però che abbia voluto confinare un po' tutti nella loro zona di comfort, se si escludono "Imaginary Days" cantata dallo stesso Mark, e "Reveal" che sono forse i pezzi più interessanti del lotto. Un bel disco sicuramente, ma che soffre dei limiti intrinsechi di questo tipo di operazioni.
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