SECRETS OF THE SKY: To Sail Black Waters
data
13/11/2013"Nel mio principio è la mia fine, nella mia fine è il mio principio": ci perdonerà per l'uso improprio il buon T.S.Eliot, ma questo suo passo tratto da 'Quattro Quartetti' ci sembrava il perfetto sunto per il viaggio appena affrontato attraverso oscuri mari e profondità oceaniche, con gli statunitensi Secrets Of The Sky a farci da inquietanti timonieri. Un circolo vizioso inesauribile che si rinnova magicamente di volta in volta con gli arpeggi iniziali della traccia d'apertura "Winter" e della conclusiva "Black Waters" la quale, a sua volta, sfuma riportandoci per mano al brano iniziale e riconsegnandoci così ad un platter che si candida ad essere una delle migliori uscite in assoluto in campo Progressive Doom di tutto il 2013 (se non di più). Attingendo a piene mani dai The Ocean per le parti più rocciose, minacciose e doom e da Novembre e Opeth per quelle più melodiche e malinconiche, l'efficacia del sestetto di Oakland è di assoluto primo piano: un trip sottomarino carico di angoscia, inquietudine, minaccia e claustrofobia che pochissimi altri sanno materializzare in note e mantenere lungo tutti i quarantuno minuti (spalmati in appena quattro tracce) di quello che, oltretutto, è un debutto ufficiale. E magistrale, aggiungiamo noi. Avvalorato da una produzione-monstre ad opera di Juan Urteaga (Machine Head, Testament) presso i Trident Studios e da una label lungimirante e (punta d'orgoglio) italianissima quale la Kolony Records, 'To Sail Black Waters' irrompe prepotentemente nei nostri padiglioni auricolari e si insinua subdolo nel cervello, rendendoci succubi mozzi di un vascello che si appresta a salpare nuovamente verso minacciosi orizzonti. Ora zitti tutti, sta sfumando "Black Waters" e tra pochi secondi si riparte con "Winter" verso acque nere come la pece...
Commenti