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ROYAL HUNT: EYEWITNESS

data

16/10/2003
82


Genere: Pomp Metal
Etichetta: Frontiers
Anno: 2003

Se si escludono i prime due lavori (buoni ma non eccezionali), la discografia dei danesi la si potrebbe paragonare senza indugio a poche altre band in fatto di qualità (alta) costante nel tempo. Delizia (in larga parte) è Andre Andersen, a volte anche croce (piccolo appunto per aver condotto la sua creatura sempre nella stessa direzione): ma ognuno ne ha una, ed il talento, per fortuna, ha preso sempre il sopravvento su qualche "irrilevante" difetto. In questo nuovo lavoro, in cui la classe, scortata da tanta di quella melodia da interdire una mandria di mufloni in calore, trasborda dai diffusori fluida e limpida lasciando intravedere l'ennesima dimostrazione di superiorità, il polistrumentista russo (danese d'adozione) osa più del solito e mette sul tavolo del buffet nuove pietanze, anche se utilizzando sempre gli stessi ingredienti. Intravedere perché per gustare a pieno il disco necessitano più ascolti, interagendo possibilmente con le liriche visto che si tratta di un concepì (ben costruito) sulla manipolazione che i media hanno sulla gente: da qui "L'occhio Testimone", metafora che dovrebbe stare come unico modo per raccontare la verità, in modo diretto e senza il filtro di giornali e tv. Le nuove pietanze si sovrappongono alle sonorità che hanno reso famoso il gruppo, quelle che si usano chiamare "pomp" e che prendono in prestito le gesta di eroi del calibro di Kansas e Styx(in chiave, ovviamente, più heavy), e dalle dichiarate influenze sottratte da Andersen alla musica classica, e si spingono su territori meno sinfonici e più crudi come la granitica e bellissima "Edge Of The World", in cui a farla da padroni sono la chitarra ruvida di Krajer e la voce di West (ex Artension) che intona melodie favolose che torneranno a lungo in mente, e che riesce ad imporsi in tutte le tracce con voracità, come se azzannasse le strofe invece di emetterle, e nella classicheggiante "Help Us God" (hard d'altri tempi) fino a sfiorare, addirittura(che sia la nuova, prossima frontiera al valico) il musical tipico di Broadway e delle serate negli "upper clubs" delle capitali statunitensi nella leggera e spensierata "Wicked Lounge". A differenziare ancora la proposta concorre anche "The prayer", lenta ed aritmica nell'incedere, messianica nello stile e diretta dall'organo a canne come un in antico rituale sacerdotale, e che ben si innesta nel contesto tipico dei danesi che glissano le nuove idee con brani tipici in pieno Royal Hunt style come in "Burning The Sun" e "Game Of Fear". In poche parole: trovare un menù del genere in un ristornate farebbe felice il più famelico ascoltatore, ma farebbe anche adottare una gaudente panzetta a chi finora si bullava di essere in gran forma. Everybody needs somepanza…

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