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REMEDY: Pleasure Beats The Pain

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25/05/2024
91


Genere: AOR, Melodic Hard Rock
Etichetta: Escape Music
Distro:
Anno: 2024

Non si sono ancora del tutto spenti gli echi del notevolissimo debut album (uscito a fine 2022) che tornano tra noi i Remedy, talentuoso quintetto svedese, pronti a replicare quanto di ottimo prodotto appunto con 'Something That Your Eyes Don’t See' che ha riscontrato favorevolissimi consensi sia a livello di critica che come numero di ascoltatori. Il pregio dei Remedy è quello di aver saputo apprendere la lezione impartita da colossi quali Europe, Def Leppard, Treat, Dokken e nuove leve quali H.E.A.T ed Eclypse il cui vocalist Eric Martensson si è occupato del mixaggio e masterizzazione anche di questa nuova produzione. Sin dalle prime note dell'iniziale "Crying Heart" si capisce subito che il quintetto si presenta in uno stato di forma eccellente ma è la successiva "Moon Has The Night", un singolo (il primo dei quattro presenti nell'album) che è una vera e propria gemma dove la commistione tra opulenza sonora con potenti e ammiccanti vocals è qualcosa di veramente fenomenale. Chi ama le soluzioni ricche di armoniosità non può esimersi dall'ascoltare "Angelina" che brilla per armonia, ritmo e melodia che scorrono nella maniera più fluida esaltandosi nel bellissimo chorus. In tutto questo ben di Dio non possiamo fare a meno di rimarcare lo splendido lavoro di Roland Forsman, un incrocio tra un Malmsteen con assai meno svolazzi e John Norum, un chitarrista dal tocco di classe tanto essenziale quanto ricco di gusto tanto sia nei pezzi più melodici che nelle più tirate "Sin For Me" e "Girl's Got Trouble" un hard blues pregno di dinamismo. Chorus e pre-chorus spadroneggiano provocando esplosioni sonore in "Bad Blood" e soprattutto "Hearts On Fire" con un solo dal tipico flavour scandinavo. "Caught By Death" combina un certo metal rock di classe di lynchiana memoria con soluzioni easy listening, ennesimo splendido brano vitalizzato da un keyboard working elegante e mai strabordante. Chiude il lotto "Something They Call Love", unica vera ballad del lotto in cui il vocalist Robert parte un po' in sordina per poi recuperare fluidità con lo sviluppo del brano. Possiamo rappresentare questi dieci brani come un vero e proprio viaggio sonoro fatto di melodie accattivanti, riff potenti, produzione dai suoni calibrati, questo è il frutto di un lavoro di un ensemble incredibilmente cresciuto come personalità e tecnica (che comunque non difettavano nemmeno al momento del loro debutto).

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Commenti

  • Luca

    Album incredibile. Erano millenni che non skippavo nemmeno una traccia. Devono venire a suonare in Italia. Una band di questo livello è da tenere d'occhio perché faranno il botto.

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