REDEMPTION: THE ORIGIN OF RUIN
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07/03/2007Dopo l'esordio nel 2002 con l'omonimo Redemption che li aveva messi in luce grazie all'ottimo song-writing e il seguente The Fullness Of Time che nel 2005 li aveva definitivamente consacrati nell'olimpo del prog metal, tornano i Redemption con il nuovo disco The Origin Of Ruin. L'album, edito dalla InsideOut e che si presenta con una copertina accattivante e promettente, si propone come la visione del prog metal moderno per il gruppo americano. Le tracce, seppur non essendo un concept, hanno tutte un denominatore comune che è quello di trattare i vari aspetti dell'esistenza umana (amore e speranza, fanatismo e intolleranza, dubbi esistenziali, etc) attraverso le parole e le musiche preparate dal leader Van Dyk. Musicalmente possiamo dire che i Redemption confermano tutto quello di buono che avevano fatto vedere nei dischi precedenti, proponendoci 9 tracce che vanno in crescendo all'interno del nostro stereo. Caratteristica peculiare è l'utilizzo della doppia cassa alla batteria, cosa molto più tipica del power che del prog, che permette di dare un'inflessione particolare e un senso di forza unito a tutte le classiche tecniche prog metal che tutti conosciamo. Inoltre la partecipazione sempre più attiva di Alder (vocalist dei Fates Warning, nei Redemption in maniera fissa dal secondo album al posto del primo vocalist Mythiasin) permette di avere un valore aggiunto considerevole, anche perché possiamo apprezzare le sue doti vocali in un contesto diverso da quello del suo gruppo principale. La stesura delle musiche e dei testi è stata curata nei minimi particolari, dimostrando come la vena di van Dyk sia più florida che mai e abbia molte cose da dire, e l'interpretazione da parte del gruppo oramai più che affiatato (pur con il cambio al basso con l'entrata di Sean Andrews) è di altissimo livello. I vari brani trasudano potenza ed emozioni ad ogni nota regalando un ora di play time senza mai avere un minimo cedimento o tentennamento, lasciando che ogni singolo componente possa mettere in mostra le proprie capacità al massimo ma in un contesto e con un obiettivo comune. Alla fine ci si trova in difficoltà a scegliere a quali tracce dare la palme delle migliori quindi mi sembra più giusto lasciare il giudizio in sospeso e rimandarlo ai gusti di ognuno di voi. Per concludere posso dire che The Origin Of Ruin è l'ennesima conferma che i Redemption sono da considerarsi un gruppo chiave del prog metal attuale e mi sento di aggiungere che oramai giunti al terzo album sono da considerarsi a pieno titolo tran i big del prog metal mondiale. PS. Un'ultima postilla: sul sito dei Redemption sono indicate due tracce in più sulla tracklist del disco ma che purtroppo io non avevo sul promo inviatomi dalla InsideOut. Si tratta di un paio di cover, una di Tori Amos e l'altra degli UFO, che probabilmente andranno a corredo della versione definitiva che troverete sul mercato (lo ammetto: sentire Tori Amos cantata dai Redemption mi mette un po' di curiosità).
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