PROPAGANDHI: POTEMKIN CITY LIMITS
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03/05/2006A ben quattro anni di distanza dall’eccezionale “Today’s Empires, Tomorrow’s Ashes”, datato 2001, tornano sul mercato discografico i canadesi Propagandhi, giunti qui al loro quarto album. L’evoluzione stilistica e compositiva raggiunta con il precedente (capo)lavoro imponeva un lungo periodo di genesi per questo “Potemkin City Limits”, ed infatti così è stato; ma, d’altro canto, il risultato ha sicuramente premiato l’attesa. Stilisticamente il disco è infatti, se possibile, ancora più complesso ed elaborato del suo predecessore: gli stacchi improvvisi ed i controtempi si fanno ancora più repentini, gli assoli più complessi, gli arrangiamenti sono decisamente più progressive che punk ma mai eccessivamente elaborati, così da non rovinare l’ascolto con inutili tecnicismi. Del resto, se li paragonano ai Dead Kennedys un motivo ci sarà pure. Il genere comunque non è cambiato molto: si tratta sempre di un thrash-punk (o tecno-punk, che dir si voglia) di ottima fattura, suonato da Dio e cantato anche meglio. Certo, vi servirà qualche ascolto per poter apprezzare appieno tutte le sfumature del disco, ma alla fine la pazienza sarà sicuramente premiata. L’unico appunto che si può muovere ad un lavoro bello come questo è, forse, il fatto che non ci sia un brano particolare che svetti sopra gli altri. Il livello della composizione si mantiene altissimo per tutti i 41 minuti di durata dell’album, senza mai una caduta di tono, ma senza nemmeno particolari picchi compositivi. Forse i momenti migliori sono la violenta “Impending Halfhead”, o la opener “A Speculative Fiction”, o forse ancora la malinconica “Fixed Frequencies”, ma stabilire un capolavoro in mezzo a tanti bei pezzi è davvero un’impresa impossibile. “Potemkin City Limits” è superiore a “Today’s Empires, Tomorrow’s Ashes”? Probabilmente no, ma poco importa. L’importante è vedere che i Propagandhi sono una band solida e ricca di idee, che di certo non mancherà di darci altre grandi soddisfazioni in futuro.
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