PAATOS: KALLOCAIN
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17/06/2004Terra molto prolifica la Svezia che ultimamente sta arricchendo il panorama musicale con band di ogni genere che si accomunano per la loro attitudine malinconica. Eh si, parlo proprio di band davvero eterogenee tra loro che intraprendono strade e percorsi diversi il cui unico filo di ricongiungimento è proprio la decadente malinconia presente quasi ovunque. Questo disco, difficile da capire e soprattutto da ascoltare, presenta un gruppo ambiguo la cui proposta musicale è un alternative dark rock che molto si avvicina ai The Gathering ultimo periodo anche se ancora più lento, macchinoso e meno melodico. Insomma, nulla a che fare con il metal e pochissimo col rock. E' davvero difficile approcciarsi ad un disco del genere che non presenta dei picchi assuluti e che assesta le proprie canzoni su un livello medio che tende ad annoiare dopo poco tempo. Le canzoni sono interamente costruite intorno alla voce della cantante (che unisce la delicatezza della più conosciuta Anneke con la stravaganza di Bjork) e quindi slitta tutto in secondo piano come se il resto fosse un contorno di secondaria importanza, anche se dalla varietà degli strumenti utilizzati (c'è anche un violoncello) non è affatto così. Già dalla prima "Gasoline" ci si rende conto della struttura calma e rilassante del cd che dimostra a tratti anche spunti leggermente jazz che impreziosiscono un disco concepito principalmente per essere ascoltato in solitudine dando modo alla mente di viaggiare e di sognare ma purtroppo, come spesso accade in questi casi, il tentativo non è così efficace tanto che l'interesse svanisce pian piano con il passare delle canzoni.
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