AA. VV.: A RETURN TO FANTASY - A TRIBUTE TO URIAH HEEP
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11/03/2005Diciamocela tutta (come se stessi facendo la scoperta del secolo): gli Uriah Heep non hanno mai ottenuto il successo che avrebbero pienamente meritato. Non certo una band con pochi affezionati ma di sicuro non pari a quelli che la sacra triade del hard rock britannico (Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath) si trascina dietro a partire dai magici anni ’70. Per intenderci, questo per sottolineare quanto io creda che in fatto di qualità la produzione di Box e soci non sfiguri affatto al confronto con quella dei Purple (comunemente band presa come riferimento quando entra in gioco l’hard and keys). Purtroppo questo tributo non rende merito alla classe ed alla vena creativa della leggenda albionica e difficilmente farà avvicinare agli Heep chi non ha mai ascoltato nulla della loro discografia. I motivi sono due: diversi classici sono stati tralasciati ( e non si capisce perché mai fare eseguire la stessa canzone due volte da due differenti gruppi: Rainbow Demon): come non coverizzare “Juy Morning”, oppure “Rain” o “Dreamer”? Secondo, le band che si prestano alla “riesumazione” non sono assolutamente all’altezza di riproporre con un minimo di decenza la bellezza dei brani trattati. Non che dovessero essere riproduzioni pari a quelle originali, anzi, forse la personalità è sicuramente uno dei rari pregi del disco, ma le interpretazioni dei Sacred Steel, Jack Frost(ridicola la sua “Lady In Black) e Onward sono tra le peggiori mi sia capitato di ascoltare, così povere di enfasi, scarne e senza mordente. Da premiare sicuramente le prove degli Angel Dust e dei Liege Lord, che sovraccaricano il sound con la grinta e l’ispirazione che a loro si riconosce, cosi come quella di Lana Lane (con classe da vendere a tanti maschietti) che rende la cover di ”Weep of Silence” un classico di un classico. Per il resto, a parte prove nella media che nulla tolgono né aggiungono alle versioni originali (vedi Narnia e Nightingale), niente da segnalare se non chiedersi per l’ennesima volta quale utilità possano mai avere operazioni del genere.
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