LAIKA NELLO SPAZIO: Macerie
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24/03/2023Laika Nello Spazio. ‘Macerie’ (2022). Il primo ascolto è stato un incidente per me! Resetta, bollo sul fianco e via andare avanti a cercare oltre la mia prima sensazione: Massimo Volume, parte seconda! L’impressione è stata che l’oscurità, il noir, il pessimismo cosmico, i pensieri lovcrafteriani mi offuscassero la novità della composizione, mossa interamente dai registi della musica: basso e batteria. E poi l’inconsueto uso di due linee di basso che vorrei invece andare a mettere in luce. Combinazione nata dal caso forse (voce, batteria e basso), ma che identica e sottolinea il senso compositivo del power trio milanese, con un album alle spalle (‘Dalla Provincia’, 2019): arpeggi di basso, intrecci di scale e linee di basso con metamorfosi di linee che si tramutano in chitarre distorte e batteria nervosa, al tempo stesso funky, ma efficace! Il rischio però è che i testi tolgano fluidità alle composizioni musicali, che dovrebbero accentuare il senso del riscatto in musica (come lo slap di “Schroodinger” e la carica tensionale del “Nel Nome Degli Dei”), ed a tratti le parole dovrebbero armonizzare, collaborando con artifizi sonori luminosi (batteria esplosiva da Fugazi, riff incalzante da Motörhead, in quest’ultima traccia citata). E’ un buon album ‘Macerie’. Per gli ascoltatori di Massimo Volume, Offlaga Disco Pax, Fluxus, per gli arrabbiati, per le persone disconnesse dalla realtà, per chi forzatamente viaggia nello spazio, per chi si perde nelle piaghe della sofferenza delle riflessioni, per chi ancora non ha perdonato (arrendetevi), e in realtà per chi con tinte e scenari noir ha ancora il dono di sognare! Strategia musicale da affinare per non ricadere in un remake, e pregiare di nobiltà e passione il proprio progetto, come rendere una erre moscia non un difetto (l’assenza della chitarra), e toccare con una mano (una nota musicale) una persona, per non ricadere nel triste destino di Fernando Pessoa, scrittore, poeta portoghese del ‘900, che morì senza aver mai scritto (seppur ridicole) lettere d’amore (“Le Lettere D’Amore”, Roberto Vecchioni); ma questa, è solo una mia idea, fuori dal cerchio. E loro, con il secondo disco, continuano ad essere coerenti con la loro identità, influenzati dall’alternative italiano dei ‘90.
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