NAPALM DEATH: WORDS FROM THE EXIT WOUNDS
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19/08/2006Dopo un paio di dischi non certo esaltanti, i terribili Napalm Death tornano verso la fine degli anni Novanta con un nuovo lavoro che riporta la proposta della band su standard qualitativi decisamente più accettabili, lontani dalle sonorità innocue di "Diatribes" e a tratti più vicini al grindcore di "Fear, Emptiness, Despair". Non siamo ancora di fronte al combo spietato dei primi ninties, ma i segnali che emergono dai solchi di questo “Words From The Exit Wounds” testimoniano il discreto stato di forma di un gruppo, che ha sì attraversato un momento tutt’altro che entusiasmante, ma che già con il presente lavoro si sta rimettendo nuovamente in carreggiata. Basterebbe da sola un’opener carismatica come “The Infiltraitor” per mettere in chiaro le cose, perchè con quel suo incedere poderoso e fortemente hardcore è uno dei pezzi che meglio rappresenta i Napalm Death di fine millennio. Ma non è tutto qui, visto che in questa nuova fatica di Shane Embury e Co. ci sono altri elementi di rilievo, a cominciare da chitarre molto più protagoniste che in passato e capaci in questa occasione di sbizzarrirsi anche con trame dal sapore più heavy (“Ulterior Exterior”, “Incendiary Incoming”), ma comunque sempre perfettamente inserite nel contesto estremo in cui si muove la band. In tutto poco più di quaranta minuti di Napalm Death, che scorrono tra sonorità a tratti eccessivamente moderne (“None The Wiser?”) e un passato che affiora qua e là in tutta la sua furia grindcore: sporadici gli episodi evitabili (“Clutching At Barbs” per dirne uno), in un lavoro sostanzialmente positivo, punto di ripartenza di una band che negli anni a venire tornerà a proporre una serie di nuovi album davvero devastanti.
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