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NAPALM DEATH: Throes of Joy In The Jaws Of Defeatism

data

30/09/2020
90


Genere: Death Metal, Industrial, Grindcore
Etichetta: Century Media
Distro:
Anno: 2020

Diciassettesimo disco per i Napalm Death, band con ormai più di 30 anni di carriera alle spalle. Questo nuovo ‘Throes of Joy In The Jaws  Of Defeatism’ (un titolo meno complicato?) arriva a cinque anni dal precedente ‘Apex Predator-Easy Meat’. Ma il bello della band inglese è quel senso di affetto che li circonda, dovuto anche al fatto che il gruppo si è evoluto nel tempo, mantenendo pur sempre una propria riconoscibilità. E anche dal vivo questi “splendidi cinquantenni” ancora oggi “spaccano” di brutto. Questa band ormai storica, dedita da sempre al rumore estremo, ha pure il coraggio di sperimentare e contaminarsi con qualcosa presa a prestito da chi ha fatto più “rumore” negli ultimi trent’anni. Infatti, questo nuovo disco, oltre al sound tipicamente spaccatimpani che li caratterizza, aggiunge qualche vago riferimento all’industrial e ad un certo goth rock/industrial devoto ai Killing Joke (“Amoral”, “Acting In Gouged Faith”, “Invigorating Clutch”). E già quest’inverno i Napalm Death si sono cimentati con un singolo interessante, contenente anche una cover dei Sonic Youth, fatta molto bene (“White Cross”), e con “Logic Ravaged By Brute Force” che ricorda molto la band di Jaz Coleman. Altra traccia notevole è “Backlash Just Because”, un a sorta di omaggio a quell’altra band monumentale di rumore inconsueto che risponde al nome di Voivod, soprattutto nel bridge fatto di accordi decadenti. Questo la dice lunga anche sulla musica che ascoltano i Napalm Death, oltre alle consuete quintalate di grindcore (“That Curse Of Being In Thrall”) e death metal secondo tradizione. Almeno loro e pochi altri possono permettersi di riprendere generi che essi stessi hanno inventato, perché chi debutta oggi col grindcore o il death metal può facilmente puzzare di già sentito. Mentre con la band di Birmingham siamo a metà strada tra tradizione e contaminazione, come già ha sperimentato con alcuni dischi degli anni 2000. Non c’è altro da aggiungere. Siamo di fronte a un graditissimo ritorno e ad un disco eccellente.

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