NAPALM DEATH: SMEAR CAMPAIGN
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13/11/2006Non mostra segni di cedimento la corazzata nota come Napalm Death, che ormai da diversi album si è assestata su livelli di valore assoluto: dopo un paio di passi falsi nella seconda metà degli anni novanta, la seminale formazione inglese ha infatti corretto immediatamnte la rotta, sfornando dischi ispirati e vincenti, come quest’ultimo puntuale “Smear Campaign”. L’ormai consolidata line up a quattro elementi dà in pasto ai propri fan sedici nuove tracce assassine, che sviluppano ulteriormente il sound maturato nelle più recenti release. L’esperienza di una carriera che dura da oltre vent’anni è ormai tale per cui la band riesce a bilanciare nelle varie release tutti gli elementi che ne caratterizzano la proposta: “Smear Campaign” in quest’ottica è un’opera formalmente perfetta, che non deluderà minimamente i propri aficionados, perché Napalm Death al 100%. Ai brani più classici, come l’opener “Sink Fast, Let Go” e la bruciante “Short-Lived” i Napalm Death affiancano qualche sporadico episodio più lontano dagli standard, ma comunque apprezzabile: è il caso di “When All Is Said And Done”, che non mancherà certo di suscitare l’indignazione di qualcuno. Poco male, visto che nei quarantacinque minuti complessivi c’è di che consolarsi, già a partire dalla successiva “Freedom Is The Wage Of Sin”, un assalto vecchio stile a cavallo tra death e grindcore, come solo Greenway e soci sono capaci di fare. E poi ancora “Identity Crisis”, “Rabid Wolves” (capolavoro musicale e filosofico), e la curiosa “Persona Non Grata”. Greenway, Embury, Harris, Herrera. Ancora una volta hanno detto la loro, alla loro maniera.
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