MY REFUGE: The Anger Is Never Over
data
04/05/2021I My Refuge nascono nel 2010 come progetto solista del chitarrista Mauro Paietta: dopo un periodo in cui si erano evoluti in una band vera e propria, pubblicando da ultimo l'album 'A Matter Of Supremacy' nel 2015, si assiste ad un ulteriore e significativo cambiamento. Per questo nuovo lavoro, infatti, Paietta opta per una formazione molto aperta, nel senso che si avvale della collaborazione di moltissimi musicisti provenienti perlopiù dall'Europa e dal Sud America (con qualche eccezione, come il cantante canadese R.A Voltaire). Nel corso del disco viene dato spazio anche ad alcuni vecchi compagni di band: infatti, Simone Dettore e Salvatore Chimenti suonano su tre canzoni, mentre Davide Vella presta la propria voce nel brano "Mistress Of The Dark". Per il resto, non ritroviamo nomi altisonanti, bensì tanti talenti scovati da Paietta in varie parti del mondo: basti pensare che sono stati coinvolti musicisti di quattordici paesi diversi. Non stiamo a citare tutti, ma tra quelli che più ci hanno colpiti potremmo annoverare dei cantanti come il brasiliano Arthur Pessoa, il venezuelano Ronny Castillo e il greco Ilias Michailicos, ma tra gli altri potremmo menzionare anche l'argentino Iggy Rod, voce nella helloweeniana "War In Heaven". L'unica interprete vocale femminile è la rumena Andra Ariadna Chitu, suadente voce nella ballata "Memories", accompagnata al piano e tastiere dall'ucraina Katarina Gubanova. Lo stile oscilla tra power, heavy classico, metal melodico e qualche spunto thrash ma certamente incide sotto quest'aspetto anche il fatto di cambiare così tanti interpreti, dato che ciascuno mette sicuramente qualcosa del proprio stile e del proprio background. Proprio quest'ultima è una caratteristica che rende quest'album particolare, al di là del fatto che le canzoni possano essere più o meno belle: un'ottima rassegna per questi talenti, che rende però il lavoro più vicino quasi ad una compilation che non ad un album vero e proprio, per quanto a livello compositivo comunque vi sia dovunque la mano di Paietta. Disco gradevole, ma talvolta si fa in effetti un po' fatica ad individuare un vero e proprio marchio di fabbrica, un filo conduttore che riesca a far convivere questa varietà di stili in un progetto unitario per cui, sotto quest'aspetto, ci aspettiamo per il futuro uno sforzo maggiore da parte di Paietta, se intenderà proseguire su questa strada.
Commenti