MINDFEELS: XXENTY
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07/12/2017Mindfeels, ovvero la storia di una band che ci mette 23 anni ad esordire, ma esordisce alla grande. Mi spiego meglio: nascono nel '94, col nome di Dejanira, cambiano almeno tre volte formazione, e registrano ben due album mai rilasciati. Insomma, è normale che ci mettano 23 anni per la loro prima release effettivamente stampata e distribuita. Questa formazione di Biella, però, ha fatto le cose fin troppo per bene. A mio avviso, uno dei migliori dischi di questo anno, e non sto sopravvalutando. Chi ha letto le altre recensioni venute fuori da questo cervello malato sa che non sono per nulla parco di critiche, indipendentemente se chi ho davanti sia un big o un esordiente. E questi ragazzi ci sanno davvero fare. E nulla di meno ci si dovrebbe aspettare da chi ha piazzato nel suo repertorio una tribute dei Toto, che come tutti sappiamo (perchè lo sappiamo tutti, no?) prendono il nome dalla parola latina "tutto", poichè erano in grado di suonare tutti i generi possibili. Sti ragazzi sanno suonare, e lo fanno per bene. Atmosfere ben create, armonie quasi perfette, e psichedelia molto poco spinta e molto molto di gusto, con ottime sezioni ritmiche, cariche di dinamica e molto presenti, ma mai invasive; i tappeti delle tastiere, le parti di chitarra, tutto praticamente bellissimo. Anche l'uso dell'effettistica (se escludiamo quell'acidissima distorsione che pare piacere così tanto al chitarrista, e che non si amalgama con il resto del suono della band) è molto ben bilanciato; e qui parla il maniaco delle seicorde e degli effetti che è in me: è un attimo a sgarrare il range di un delay, o la profondità di un chorus. Quindi si, promosso!! Un gran bel primo lavoro studio. E anche se sono molto tecnici, i pezzi che hanno messo in cantiere non sono mai una esaltazione del giochino preferito da alcuni musicisti dotati di tecnica, ovvero "giochiamo a chi lo ha più lungo". Ogni singola track ha un inizio e una fine molto ben delineata, e nel mezzo salti, cambi e sonorità che al primo ascolto sembrano slegate, ma con un minimo di esperienza musicale diventano quasi dei passaggi obbligati, senza i quali il pezzo non avrebbe mai funzionato. Cosa molto apprezzata dal sottoscritto, e che sicuramente ogni ascoltatore maturo apprezzerà, è che nonostante il tasso tecnico elevatissimo e i cambi interni ai pezzi, nessuna canzone fa perdere il filo dell'ascolto, ma ti porta per mano fino alla successiva, cosa che alcuni big di alcuni generi non fanno, e il tutto in un minutaggio umanissimo! (la track più lunga è 7 minuti, ed è un unicum nel corpus del disco). Insomma, ve le tiro queste mie consuete conclusioni? Ma si, dai. Unico difetto, ma è un difetto solo di suono che anche qualche big del passato ha commesso, riguarda solo l'acidità di quella distorsione. Pregi? Tantissimi, e per quanto sembri strano dirlo per un'opera prima, è un disco molto maturo. Se questa è la loro linea, speriamo la mantengano e che ci mettano molto meno per una seconda release, perchè di gruppi così, che hanno tecnica, gusto e capacità ne abbiamo davvero bisogno.
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