MARC DURKEE: Remain In Stasis
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26/03/2019Effusione d’amore, capo strofinato sulla spalla da fanciullo assonnato, sorriso dall’occhio sfuggente in cui la stanchezza diventa tenera manifestazione di voler restare insieme. Così vi parliamo della delicata e talvolta malinconica uscita discografica di Marc Durkee. L’artista propone un rock dagli sguardi progressive e dalle gestualità vagamente gotiche, un connubio tra Opeth più acustici e Katatonia, in cui la componente strumentale non viene appunto contaminata da distorsioni. L’anima rock del musicista è innegabile, come del resto il talento e la capacità di emozionare senza voler stupire a tutti i costi. Approcci di chitarra metal di scorgono all’orizzonte, momenti isolati dai quali poi ecco fiorire l’animo più sensibile di Marc. Ammettiamo di non avere molte notizie sul progetto, come del resto sulla carriera discografica (un Lp nel 2017 e due ep in passato), ma è chiaro come vi siano molte componenti di eleganza e competenza tecnica. Concentrandoci su ciò che ci interessa di più, cioè la musica, potremmo anche citarvi i Porcupine Tree e Radiohead, ma non vi è quel ciclico abbattimento che può tediare, bensì una sorta di vivacità che solletica anche chi non ama quel tipo di rock così grigio. 'Remain In Stasis' ondeggia dentro l’anima dell’ascoltatore, muovendo emozioni positive, ma rammentando anche ostacoli e negatività. Full-length incisivo, per nulla adagiato su melliflue melodie e in grado di dare una scossa anche a chi non ama il rock progressivo e passioni cupe. Ritornelli piacevoli, mai insistenti o banali, per un artista che per approccio vocale ricorda anche il mai banale Seal, in una chiave però decisamente meno pop. Parentesi e citazioni a parte, resta un lavoro convincente in grado di rapire l’attenzione di molti ascoltatori, conciliando anche gusti che non sempre paiono compatibili.
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