MANTRA: ROOTS
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30/05/2005Con l'uscita di "Hard Times", che ha calcato i mercati discografici circa dodici mesi or sono (e che il sottoscritto, detto con la sincerità del senno di poi, aveva personalmente sottovalutato), ho avuto l'ottima occasione per avvicinarmi, con mio grande piacere, alla musica della meritevole hard-rock band nostrana, riuscita addirittura ad accaparrarsi il posto di opening act ufficiale degli Europe nella loro discesa live italiana dell'anno in corso. Da parte mia, comunque, mancava ancora un'approfondita analisi del loro debut album "Roots" (uscito nel 2002 per la Lucretia International) per affrontare in maniera esaustiva il percorso musicale dei quattro rockers, entrati nelle liste di apprezzamento degli amanti del genere grazie ad un cd che mise da subito in mostra il loro puro carattere rock, legato indissolubilmente, tra gli altri, ai fasti inglesi degli immortali Led Zeppelin. La voce di Jacopo Meille, che si presenta subito sugli scudi forte di uno stupefacente accostamento con quella del mitico Robert Plant, dirige un'orchestra tecnicamente ineccepibile composta dal sempre fantasioso guitar-player Gianluca Galli e dalla precisa sezione ritmica formata da Andrea Castelli e Senio Firmati, due autentiche sicurezze nel background sonoro di ogni brano. La forza principale di "Roots" è sicuramente quella di attirare l'ascoltatore di turno in un particolare viaggio a cavallo tra il feeling delle proposte made in seventies e l'ipnotizzante attitudine esecutiva dei vari brani, un elemento che in pochi, oltre ai Led Zeppelin, sono riusciti a trasporre in musica con estrema sagacia e disinvoltura. Ed è probabilmente questo il simbolo più evidente di come i Mantra, al contrario di molti, non si siano fermati ad una semplice rielaborazione dei cliché di un genere, ma abbiano lavorato in profondità per sfornare una proposta incisiva e contemporaneamente riuscita. Una produzione di buon livello (sempre ad appannagio del duo Galli-Meille), unita alla presenza di molti preparati guests e correlata da un interessante artwork (ottimo nel lasciare grande spazio all'immaginazione già enfatizzata nella musica), sono gli altri ottimi elementi su cui si fonda il debutto discografico del combo emiliano, un importante capitolo che ripropone con insistenza la candidatura dei nomi del bel paese al confronto coi più blasonati colleghi internazionali. Long live to Mantra, che il loro rock continui ad echeggiare sul suolo italico (e non solo!) ancora per molto tempo.
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