LAMB OF GOD: SACRAMENT
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24/10/2006I Lamb Of God sono una di quelle poche band non metalcore che è riuscita a beneficiare di un incredibile ritorno di immagine fornito dal trend del momento; il quintetto statunitense (ex Burn The Priest) è infatti in giro da un bel mucchio di anni, ma l’ascesa definitiva è coincisa solo con il periodo più recente, da dopo la pubblicazione di “As The Palaces Burn” e il successivo contratto con una major che li ha portati ad incidere l’ottimo “Ashes Of The Wake”, di cui “Sacrament” è il seguito. Seguito perfetto, oserei dire, anche visti i presupposti; momento di grazia compositivo e stesso produttore (Machine in questo caso) sono spesso elementi che aiutano. “Sacrament” riesce ad essere un ritorno coi controfiocchi nonostante i passi in avanti compiuti dai nostri siano di spessore tutto sommato esiguo; se si esclude la celebre “Redneck” che trasuda Pantera da ogni nota voce di Blythe compresa, siamo davanti alle solite scorribande thrashcore (“Again We Rise”, dove però si nota un interessantissimo uso dei cori, “Forgotten (Lost Angels)”) e al solito sludge da applausi targato Lamb Of God (“Descending”). Insomma niente di nuovo all’orizzonte, ma anche tanta carne succulenta che si fa gustare allo stesso identico modo, se non di più, delle volte precedenti. L’unico ostacolo, solo apparente, attenzione!, che fa sembrare “Sacrament” un disco soltanto distinto e non ottimo è rappresentato dall’opener “Walk With Me In Hell”, il brano più riuscito insieme a “Foot To The Throat” e che ruba a “Vigil” il trono di miglior pezzo mai composto dalla band. Brividi nel vero senso della parola, ed è anche inevitabile che tutto ciò che segua dopo sembri apparentemente inferiore. Giù il cappello.
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