JORN: Life On Death Road
data
18/06/2017Erano i bei tempi di scuola, quando, inevitabilmente, il professore piú severo (che peró ci ha spinti a dare il meglio) sentenziava "Con le qualitá che ha, potrebbe fare molto di piú". Questa é piú o meno la sensazione che rimane dopo aver ascoltato 'Life On Death Road', decimo lavoro in studio dell'artista norvegese. Le doti canore ed interpretative di Lande non possono essere neppure lontanamente messe in discussione, cosí come la qualitá altissima della formazione che lo accompagna, con menzione d'onore per il nostro Alessandro Del Vecchio (qui in veste anche di produttore). L'impegno nella composizione di un album che "spaccasse" si sente e si apprezza, il disco é godibilissimo. La title track é un uragano, uno tsunami musicale, trascinato da riff poderosi, sezione ritmica al tritolo, tastiere sontuose ma non stucchevoli e, naturalmente, una voce ispiratissima. Brani come "Hammered To The Cross" e "Dreamwalker" sono delle gustose chicche da ascoltare e riascoltare, cosí come "Love Is The Remedy". Peró ci sono troppi Whitesnake in questo lavoro, il richiamo a '1987' salta all'orecchio giá al primo ascolto sia nella struttura dei brani, sia nei suoni delle chitarre. Ogni artista ha le sue influenze, questo é un dato di fatto, ma la premiata ditta Coverdale & Sykes é fin troppo presente, soprattutto in "I Walked Away" e "The Slippery Slope", ed é un peccato, perché le potenzialitá di questa formazione sono enormi. "Devil You Can Drive" parte bene, ma ancora si perde per strada, forse per via della sua durata. Fortunatamente, viene seguita dalla splendida "The Optimist", una ballad maestosa, malinconica e struggente, con tutte le carte in regola per entrare nei nostri cuori e risollevarci un po' il morale alla fine di una brutta giornata. Chiudono l'album "Man Of The 80s" e "Blackbirds". La prima é un super single, con tanto di armonie di cori e solo in fading, la seconda funge da solida base per le evoluzioni canore di Jorn, che salta da un'ottava all'altra con una naturalezza invidiabile e dimostra, ancora una volta, come sia capace di enfatizzare al massimo le sue doti interpretative. In sintesi: un buon disco, un'eccellente band, una voce TOP. Con queste premesse, siamo ottimisti sul fatto che il prossimo possa essere il suo vero capolavoro.
Commenti