INBORN SUFFERING: REGRESSION TO NOTHINGNESS
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28/10/2012Quello dei francesi Inborn Suffering è un death doom metal alquanto canonico che rimanda a quasi tutte le band di settore, in particolare a quelle albioniche. Però il quintetto riesce a raggiungere un'intensità tale che questo 'Regression To Nothingness' si presenta con tutte le carte in regola per trovare lo spazio tra gli appassionati del genere. Quindi brani lunghi e lenti che trovano sfogo sia nel marcio dell'atmosfera che generano, sia nella melodia che li rende più digeribili e di per sè più accattivanti. Una ruolo importante nell'economia dell'album lo interpretano le tastiere di Sebastien Pierre, principale compositore del gruppo il quale ricama tappeti ora orchestrali, ora solisti che contribuiscono ad arrichire di sfumature il disco, ed a dare agli arrangiamenti una veste più epica e meno claustrofobica. Aspetto questo che fornisce agli Inborn Suffering un paradossale status di doom band atipica, identica a molte altre, ma che assume forma e sostanza attraverso un percorso personale che, con azzardo, indichiamo come una possibile evoluzione futura: sono già evidenti fughe verso soluzioni più dilatate ed eteree, che mirano all'intensità emotiva più che alla pesantezza monolitica delle ritmiche. Quindi piedi ben saldi nel passato/presente, ma con la testa proiettata nel futuro.
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