HORISONT: About Time
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11/03/2017Gli Horisont fanno parte di quella schiera di gruppi, non pochi, che hanno fatto del "vintage" il punto di forza della propria proposta musicale che attinge dal trentennio d'oro che va dagli anni 60 agli anni 80, nel quale si concentrava la più ampia e qualitativamente ricca produzione musicale rock. La band svedese, con questo nuovo quinto LP, riesce ancora una volta a ricreare magistralmente quelle atmosfere capaci di trasportare l'ascoltatore indietro nel tempo, al cospetto di un disco che sembra rispolverato dal piatto di un vecchio giradischi lasciato in soffitta. Suoni analogici e distorsioni dal sapore retro rock, uniti ad echi velati di synth e ad una produzione smaccatamente vintage costituiscono il trademark degli Horisont; le influenze sono molteplici e si potrebbero chiamare in causa un numero nutrito di band dalle quali il quintetto svedese trae la propria ispirazione in fase compositiva. Si riscontra in particolar modo una predilizione per il rock britannico, le cui sfumature caratteristiche possono essere percepite in brani come "The Hive" che rimanda ai Deep Purple del periodo 'Machine Head' (il solo sembra strizzare l'occhio a Highway Star), oppure brani come "Night Line" che rimanda al rock irlandese dei Thin Lizzy, per finire a "Point Of No Return" che ha quella verve nuda e cruda che contraddistingue il sound degli Who di Daltrey e compagni, sapientemente arricchito dalla presenza di interessanti spunti capaci di tenere vivo l'interesse e l'attenzione dell'ascoltatore, anche attraverso cambi fluidi di registro sonoro. Proprio la capacità di mutare pelle, adattandosi ad un sound piuttosto che ad un altro, rendono la band capitanata da Axel tutt'altro che statica e monotona, oltre le già citate influenze non mancano quelle provenienti da oltre oceano, più orientate verso l'AOR e verso melodie più catchy come nel caso di "Boston Gold" e "Without Warning", quest'ultimo tra i pezzi più riusciti del disco, dalla melodia accattivante che rimanda al melodic rock proposto dai Toto sul calare degli anni 70. Allo stesso tempo, decisamente più radiofonica ed easy listening risulta "Electrical", singolo con il quale la band lanciava l'uscita di questo disco. Il brano si sviluppa su una linea piuttosto semplice scandita dal basso prepotente di Magnus ed arricchita da una buona melodia ed un refrain capace di stamparsi in mente. Il sipario cala sulla conclusiva "About Time", traccia dalla durata maggiore rispetto le altre, molto più atmosferica ed intima nell'approccio compositivo; gli arrangiamenti cristallini di chitarra si fanno più eterei, la voce più malinconica e pregna di espressività fanno fluttuare l'ascoltatore in una dimensione rarefatta dove ogni legame con la realtà e con la materia si sfalda in tanti piccoli frammenti di cristallo per formare un unico tutto cosmico. E' proprio questa la sensazione che questo disco ci lascia al termine del suo ascolto, il piacere di abbandonarsi all'ascolto di una musica proveniente da un altra epoca, perdersi tra i suoi mille arrangiamenti e tra le trame intrecciate delle sue melodie. Abbiamo provato a spiegarlo a parole, ma tutto ciò non rende, lasciamo parlare le note e...buon ascolto
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