HOLY TIDE: Aquila
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01/07/2019Cosa accade quando dei musicisti non riescono a far emergere le proprie qualità all'interno delle band in cui militano? In alcuni casi si mettono ad assemblare un supergruppo. E' questa la via che hanno scelto componenti dei Sirenia, Maestrick, Higher, Filii Eliae, entità già di per sè di scarsa personalità, ed è quindi logico trovarsi dinanzi ad un supergruppo di poveri (oltretutto i musicisti hanno realizzato le canzoni inviandosi i file a distanza senza ricorrere mai alla sala prove!). Si parla di melodic power con influenze progressive e sinfoniche, ma dall'ascolto di 'Aquila' non si evince niente di tutto questo, la realtà ci presenta gli Holy Tide come un combo dedito ad un heavy metal dalle chitarre downtuned, quindi il suono che ne deriva si rivela assai cupo e i quattordici brani (davvero troppi) hanno in linea generale un andamento piuttosto compassato con una performance canora assolutamente da dimenticare dato lo stile monocorde del vocalist, sì ci sono quei due/tre pezzi trash che cercano in qualche modo di dare una botta di adrenalina, ma i risultati latitano comunque; oltretutto i nostri per cercare di veicolare un minimo il loro monicker fanno ricorso all'ausilio di ospiti come Don Airey in “The Shepherd’s Stone” il cui passaggio con l'hammond purpleiano non è assolutamente disprezzabile, mentre il vocalist dei Lacrimosa Tilo Wolff nell'anonima “Lamentation” lascia il tempo che trova apportando benefici alle sorti di questo cd prossimi allo zero. Canzoni ordinarie, alcune dignitose, altre che reggono l'anima coi denti, si coglie una sensazione di apatia con la noia pronta a prendere il sopravvento.
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