SOILENT GREEN: CONFRONTATION
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01/08/2005Dopo una serie di problemi che hanno seriamente minato la stabilità del gruppo (due incidenti stradali a distanza di breve tempo durante il tour), tornano i Soilent Green con un album perfettamente in linea con le releases precedenti. L'unico cambio evidente va riscontarto nell'artwork, che mette già sull'attenti a differenza dello stile liberty delle copertine precedenti che sembravano ammaliare come sirene gli ignari fruitori del disco per poi colpirli direttamente allo stomaco con la violenza della musica. Ma parliamo della musica appunto: partendo da una base sludge la band di New Orleans non lesina divagazioni che vanno da sfuriate grind a polverosi riff di chiara matrice southern rock, con il fantasma dei Black Sabbath che si affaccia nemmeno troppo timidamente per tutta la durata del disco. In una visione semplicistica i Soilent Green potrebbero essere inquadrati come gli EyeHateGod che pigiano sull'acceleratore e ascoltando "Confrontation" non posso che confermare questa impressione: due stili musicali differenti ma che puntano entrambi sull'essere pesanti e ostici da assimilare. "12. oz Prophet" nel suo essere un crogiolo di stili diversi rappresenta al meglio l'essenza del groove tragato S.G. "Theory Of Pride In Tragedy" - preceduta da un breve intermezzo jazzistico ("Liquor and Cigarettes") - mira direttamente al cuore e riesce a scovare una piccola luce nell'oscurità dell'esistenza, un bagliore di speranza anche quando le cose vanno tremendamente male, con probabile riferimento alle tragedie che hanno colpito il gruppo. Su tutto svetta il growl sofferto di Ben, la persona che meglio può esprimere la negatività dei brani visto che si occupa in prima persona della stesura dei testi. La forza dei Soilent Green sta nel loro essere difficili da assimilare ma quando riescono a conquistarti non vogliono più uscire dallo stereo grazie ad un sound massiccio (la produzione è ad opera di Eric Rutan) e travolgente.
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