HARDLINE: LEAVING THE END OPEN
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21/04/2009Per Johnny Gioeli e compagnia, ne sono certo, i continui raffronti tra ogni nuovo materiale prodotto e il loro classico debutto 'Double Eclipse' saranno veramente diventati stancanti, riducendoli intrappolati quasi in una gabbia di cristallo autocostruitasi sul culto di un cd sfortunatamente (per loro) mai esploso commercialmente, il tutto a causa di una data di uscita troppo in là col tempo se relazionionata al momento d'oro delle sonorità hard melodiche. Già con 'II', infatti, i riformati e rinnovati Hardline si trovarono di fronte alla pesante pressione dovuta alle comparazioni stilistiche con il precedente capitolo discografico, finendone forse eccessivamente ridimensionati nonostante una qualità media sicuramente buona, racchiusa da composizioni certo maggiormente moderne nel sound ma, non per questo, rese criticamente poco apprezzabili agli occhi fans acquisiti agli arlbori della propria carriera. In questo contesto, del resto forse un po' paradossale per un "semplice" cd, 'Leaving The End Open' si inserisce in maniera quasi sommessa, riprendendo il lato maggiormente melodico ed emozionante nascosto sotto il monicker Hardline, e stupendo in senso positivo per la grande performance canora di un Gioeli intento ad emozionare sui per lui solitamente poco ligi toni più alti e puliti, elemento distintivo di una versatilità sino ad ora, probabilmente, poco nota anche ai suoi più profondi estimatori. Il contenuto di questo terzo parto artistico può essere quindi identificato in un album che si pone (stilisticamente parlando) nell'ideale via di mezzo tra le prime due uscite della formazione americana, riesumando la classicità nell'approccio tipica degli inizi in un contesto non scevro da divagazioni alternative nel songwriting dei vari brani, una scelta che alla luce del contenuto musicale di 'Leaving The End Open' si è dimostrata senza dubbio vincente, regalando ai veri fans delle sonorità hard melodiche un nuovo ed interessante album su cui incentrare i propri ascolti e le proprie attenzioni. Un ritorno di marcato spessore, che si spera possa mettere fine, finalmente, ai reiterati e oramai fastidiosi paragoni con un passato che, nella defizione del termine stesso, rappresenta oramai un'epoca lontana, sostituita oggigiorno da una comunque luminosa e intrigante porta verso un fresco e fiducioso futuro.
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