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RUNNING WILD: Rapid Foray

data

11/09/2016
73


Genere: Heavy Metal, Power Metal
Etichetta: SPV
Distro: Audioglobe
Anno: 2016

Dopo il controverso 'Shadowmaker' che segnava il ritorno di Rolf Kasparek con lo storico monicker in cui a nostro avviso gli episodi negativi superavano quelli positivi, e il claudicante 'Resilient' il comandante del mitico veliero assistito dal fidatissimo Peter Jordan come secondo chitarrista (ed autore delle parti soliste), chiamato ad una ulteriore prova di appello, stavolta non tradisce le aspettative. Per carità, la navigazione è ancora assai lunga per ritrovare straordinarie conquiste come 'Port Royal', 'Pile Of Skulls' o 'Black Hand Inn', ma il combo teutonico sembra aver trovato nuovamente la rotta giusta, ossia un buon sound, non eccelso, ma comunque avvicinabile ai capolavori del passato remoto, assai migliore rispetto ai lavori pre-scioglimento come 'Victory' (con la batteria che sembrava finta), e 'Rogues En Vogue'. La voce di Rock 'n' Rolf è sempre quella, manca forse un po' di brillantezza (del resto gli anni passano anche per lui), ma perlomeno ha recuperato una certa dose di grinta che era venuta a mancare nei precedenti due lavori post-reunion. Belli i riff secchi sia del mid-tempo "Black Skies, Red Flag" che della successiva più veloce "Warmongers" anche se la sensazione di prevedibilità ci accompagna per tutta la loro durata, mentre il duo anthemico 'hard 'n' heavy "Stick To Your Guns" e "By The Blood In Your Heart" di chiara derivazione Thin Lizzy (musa ispiratice di Rock 'n' Rolf) si lasciano ascoltare ma appaiono un po' troppo scontate così come la title track che non riesce ad esprimere in pieno il suo potenziale per via di un giro di accordi sempliciotto, risollevata solo in parte da un bel guitar solo. Per fortuna ci pensa un trio di brani come la schietta "Black Bard" che penetra nel cervello come una lama nel burro, la ritmata "Hellecrtified" capace di rievocare antichi splendori epoca 'Blazon Stone' e lo squisito strumentale "The Dept Of The Sea (Nautilus)" a farci tornare il sorriso, con la notevole “The Last of the Mohicans” che recupera la tradizione delle lunghe suite conclusive. Il tutto si presenta scorrevole all'ascolto, e al di fuori di qualche limite di produzione riscontrabile principalmente nel suono della batteria che non si presenta ancora sufficientemente determinato possiamo confermare di aver ritrovato una band in buona forma e nuovamente pronta per solcare i tempestosi mari, magari con un pizzico di determinazione in più.

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