GRAVEWORM: ENGRAVED IN BLACK
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02/09/2003Approdano al colosso Nuclear Blast gli altoatesini Graveworm, dopo una serie di lavori di buona fattura per conto di varie label underground (Last Episode tra le altre); il genere proposto da questi cinque ragazzi è un black melodico di stampo abbastanza canonico, che si ispira ai soliti numi tutelari Cradle Of Filth, Dimmu Borgir, Old Man's Child e compagnia assortita. Il lavoro di produzione è di alto rango, e i suoni, in particolare quelli delle chitarre sono pieni e potenti, mettendo in luce la buona destrezza tecnica del gruppo. I primi due pezzi ci fanno subito capire le intenzioni della band, con riff tipicamente black che vengono abilmente supportati da un drumming preciso e linee di tastiera mai in preda a manie di protagonismo; peccato constatare che l'originalità non sia tra le doti dei cinque musicisti, cosa che fa scorrere via i brani bene, ma senza sussulti particolari. Inoltre, cosa che mi ha a tratti infastidito, il pur bravo singer Stefan Fiori si lancia a volte senza motivo in una sterile imitazione di Dani Filth, piuttosto che cercare una propria tonalità che, sono sicuro, gioverebbe al suo stile e alla proposta dei Graveworm. Resta tutto sommato un buon lavoro, impreziosito da una strumentale dal sapore celtico "Thorns Of Desolation" (davvero atmosferica) e dalla curiosa cover dei REM "Losing My Religion", assolutamente riuscita e 'strapazzata' a dovere.
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