EXTREME: III Sides To Every Story
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06/09/2010Parlando del debut del 1989 avevamo evidenziato le due anime dell’hard rock proposto dalla band di Boston: quella funky, ben evidenziata sul successivo ‘Pornograffitti’, e quella riconducibile al Queen-sound. Proprio al gruppo di May e Mercury è legato il ricordo della terza uscita discografica targata Extreme; poco mesi dopo aver partecipato al celebre "Freddie Mercury Tribute Concert" esce quello che, per chi scrive, è il vero capolavoro della band guidata da Bettencourt-Cherone: 'III Sides To Every Story'. Un concept album diviso in tre momenti, a loro volta comprendenti diverse canzoni, per un totale di dodici pezzi (sarebbero tredici ed è un vero delitto che su cd non si sia potuta includere, causa minutaggio, la drammatica "Don't Leave Me Alone" che chiude 'Mine', il secondo movimento) che in quasi ottanta minuti riescono a farci muovere, commuovere, riflettere, divertire. E’ l’album di Nuno: mai come questa volta sopra le righe in tutto, dalla produzione, nelle sue mani, al suo tipico chitarrismo tecnico, ma mai banale, fine a se stesso, dai cori intonati con Cherone, Badger e Geary, a tutti gli strumenti suonati (percussioni, hammond, mini moog, pianoforte) con consumata maestria per arrivare alle orchestrazioni scritte per la suite finale 'The Truth'. Sarebbe più che corretto citare un po’ tutte le canzoni di questo capolavoro, ma giusto come invito a tutti voi, basta citare l’incredibile "Rest In Peace" che inizia con un quartetto d’archi per esplodere subito in un hard-funky, concludendosi con un reprise degno di un manipolo di geni (una chitarra acustica, lo schioccare delle dita, i coretti e, in sottofondo, i suoni di un parco in cui giocano bambini e cinguettano uccellini). Forse quello che ha ammazzato l’album, dal punto di vista commerciale (all’epoca non raggiunse le grosse aspettative dopo il successo del 'Pornograffitti' di "More Than Words"), è l’eccessiva lunghezza delle composizioni, e la presenza di una suite di ventidue minuti in chiusura album, cosa assai sperimentale per un gruppo squisitamente hard rock come gli Extreme. E’ un vero peccato perché l’album è veramente un crogiuolo di idee, buona musica, gusto, talento e una varietà di generi sapientemente miscelati a quello che caratterizza la band, senza snaturarne l’essenza e, credetemi, questo è uno degli elementi che fa la differenza tra un platter ordinario e una pietra angolare del Rock. Con 'III Sides To Every Story' gli Extreme dimostrano di essere l’unica band ad aver colto la vera anima artistica dei Queen e di essere i più papabili continuatori (senza esserne sterili imitatori) di quelle sonorità indimenticabili.
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