EPHEL DUATH: THROUGH MY DOG'S EYES
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25/01/2009Dopo averci deliziato con dischi meravigliosi e inclassificabili, tra cui l’ultimo remix album 'Pain Remixes The Known', oltremodo entusiasmante, torna una delle band italiane più valide in ambito sperimentale (forse la migliore, senza troppi giri di parole, insieme a TMK, che però di disco sperimentale ne han fatto solo uno), e l’attesa non poteva che essere di quelle che si riservano solo alle grosse uscite. E forse sono proprio le aspettative che rendono 'Through My Dog’s Eyes' un boccone un po’ amaro, non tanto per la qualità in sé, è bene dirlo. E’ che da una band come gli Ephel ci si aspetta un disco rivoluzionario, sempre ‘ahead of the current’ (come si proclama il Joker de Il Cavaliere Oscuro). E invece il nuovo parto del combo nostrano è un perfetto album di southern stoner rock/metal, che lascerebbe gente come Queens Of The Stone Age di stucco, per qualità di songwriting. E che dire del concept, che immagina gli ipotetici pensieri di un cane verso il padrone e il mondo che lo circonda? Un’idea semplice, ma quasi geniale e a volte persino toccante (come nell’apertura di "Gift", dove la bestiola porta al padrone un gatto morto come regalo, e chiede insistentemente ‘ti ho portato un regalo, non ti piace?’). Però, resta il fatto che dagli Ephel Duath una mossa del genere non me l’aspettavo. Ma forse, nella loro genialità, è tutto un trucco per farci reagire alla quasi banalità e omogeneità del disco.
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