DOTTORI, GIULIANO: LUCIDA
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08/02/2007"Lucida" è quell'immagine che vedi riflessa nelle vetrine dei negozi. Quelle che rischiarano in una pozzanghera, le luci delle auto che si irradiano lungo l'asfalto dopo una giornata di pioggia, una prospettiva distorta vista attraverso una sorgente di metallo. Qualsiasi cosa intravedi negli occhi della gente, attraverso un bicchiere, negli sporadici giochi di luce di un cielo ormai malato, il fascio luminoso di un lampione che illumina una strada in piena notte e molto altro. Particolari attorno a cui si muovono persone e sentimenti con lo stesso incedere appena accennato, intravisto, sfuocato, quelli del parco macchine della scuderia emotiva di Giuliano Dottori. Qui all'esordio su etichetta Ilrenonsidiverte, l'artista milanese inscena una rassegna dolce-amara sulle controversie dell'anima e del cuore, sul passato che ritorna di continuo a fare male, e su un presente combattuto che non consola, e che allo stesso tempo ti trattiene tra spire di ineluttabile quanto inconsapevole bellezza. Un tracciato quasi interamente acustico in bilico tra sonorità trasognate ed arrangiamenti d'altri tempi, e liriche che mettono a nudo il senso di inadeguatezza dell'uomo dinanzi al trascorrere del tempo. Sensazioni amare, parole che esprimono un disagio interiore che la memoria, artefice sia "dolce", sia "amaro", riesce a stento a controllare. Ma "Lucida" si abbandona anche a qualche spiraglio di luce meglio identificato proprio nella title track, o come in "Leggera Come Sai" in cui dettano l'emozione la speranza, ed il prendere la vita con spensieratezza quando tutto il mondo sembra pesarti sulle spalle. Un disco che si presenta in punta di piedi, quasi silenzioso, timido, in cui i rimandi ad altre epoche sonore sono positivamente evidenti e palpabili, soprattutto quella settantiana, immerso in un flusso costante ed intenso di atmosfere autunnali, ritmi lenti, suoni delicati ed eleganti sorretti da una voce che "interpreta" più che "cantare". E nonostante siano chiare anche le ispirazioni che lo hanno fatto nascere - Beck, Nick Drake, l' indie pop ed il cantautoraro acustico in genere - è un lavoro che sa vivere di vita propria grazie all'impronta personale che Giuliano riesce ad imprimere in ogni brano dettagliando al massimo ogni particolare, quelle piccole cose, quegli accorgimenti minimi che rendono "grande" un insieme. Ed in un mondo in cui tutto ti viene prepotentemente sbattuto sul muso, in faccia, senza manco chiederlo, converrete che un disco del genere rappresenta acqua per gli assetati. Una necessità che sei tu a chiedere, a volere, perché ne hai veramente bisogno.
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