DEW-SCENTED: ISSUE VI
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24/06/2005Più volte, in svariate occasioni, ho espresso in maniera piuttosto diretta la mia ammirazione per i Dew-Scented, arrivando ad insignirli del titolo di ‘miglior band thrash attualmente in circolazione’ in seguito alla strabiliante performance del X-mass festival 2003. E’ innegabile che la band tedesca svolga con classe il proprio lavoro fin dall’inizio della carriera, e critiche puerili come ‘è sempre la stessa solfa’ non hanno ragione di esistere; il nuovo “Issue VI” è qui anche per dimostrare tutto ciò, per farci capire che non siamo davanti ai soliti mestieranti che copiano ma a ragazzi animati da passione e ispirazione, sempre fedeli al proprio sound. L’opener “Processing Life” è una botta non indifferente, che ci prepara bene a ciò che seguirà: stacchi ai limiti del grind, 2/4 e rallentamenti (assolutamente da segnalare la performance del simpatico Uwe dietro le pelli, uno dei batteristi più abili del giro e sempre in costante miglioramento, ricco di talento e fantasia), parti solistiche sopraffine su cui troneggia il solito vocione di Leif. La produzione di Andy Classen è ricca di pregi ed equamente vicina a pulizia sonora e all’impatto necessario a un disco di thrash come si deve. Un qualità di songwriting forse lievemente superiore al precedente “Impact”, si vedano la già citata opener, “Rituals Of Time”, “Turn To Ash”, “The Prison Of Reason” o “Never To Return”; menzione particolarissima per la cover conclusiva “Evil Dead”, non quella dei Death come tutti potrebbero pensare ma degli sfrontati Zeke, scelta che non dovrebbe stupire più di tanto vista la riproposizione di “Hobbit Motherfucker” dei Turbonegro nello scorso lavoro. Tirando le somme, un gran disco. Il giudizio sui Dew-Scented rimane invariato; la miglior (giovane) band thrash attualmente in circolazione. E così sia.
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