CULT OF LUNA: Vertikal
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02/02/2013Lo aspettavamo con impazienza, e finalmente, dopo oltre quattro anni di pausa riflessiva abbiamo tra le mani l’evoluzione del discorso intrapreso con 'Somewhere Along The Highway' (il disco migliore della loro carriera! A detta di uno dei più importanti magazine in circolazione: Terrorizer), 'Vertikal' ne è la naturale evoluzione. La prima novità che risalta alle orecchie è l’incorporamento di generi finora rimasti estranei al postcore apocalittico venato di industrial Swans-iano ("Synchronicity") a cui gli svedesoni ci avevano abituato, stiamo parlando di post dark degno dei God Machine ("Passing Through"), di prolisso dark ambient ("Vicarious Redemption" con i suoi spiazzanti 20 minuti di durata), e di kraut rock ("The Sweep" che sembra un brano rubato ai Tangerne Dream) o space rock che dir si voglia. I brani sono molto più lunghi che in precedenza, dilatati, articolati e psichedelici, quasi a voler ripercorrere l’evoluzione stilistica dei padri putativi, cioè i Neurosis e dei corrieri cosmici. La spina dorsale resta sempre la furia iconoclasta delle loro cavalcate postcore apocalittico (il loro trademark) devastato dalla voce da squartato vivo di Klas Rydberg, in questa occasione le tracce vengono ammantate da colate laviche di synth analogico; ne consegue che i momenti migliori dell'opera risultano essere: "I The Weapon", "In Ave of Digimaster", "Mute Departure". In poche parole, non sbagliano un colpo.
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