KINGS OF MERCIA : Kings Of Mercia
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24/09/2022Realtà o virtualità? Mi cimento in questo ascolto polverizzando ogni pensiero che sopraggiunge, in un sentiero dal percorso sconosciuto, camminando metaforicamente in avanti, dove ad ogni passo ciò che resta non è la bellezza (paesaggistica), ma il dono di ciò che può scaturire dalle relazioni, dal confronto con gli altri miei compagni di cammino. Nel caso presente, assumo le sembianze del chitarrista e fondatore dei Fates Warning (Jim Matheos), e dopo aver composto alcune tracce, interpello una serie di musicisti acclamati per registrare. Non so dove sto andando. Procedo comunque. In realtà sono composizioni nate per volere della mia stessa incapacità a soffocare la mia creatività! E’ il groove di Simon Philips (Judas Priest, MSG, Gary Moore, Mick Jagger, Toto, Derek Sherinian, Protocol) ad aprire con “Wrecking Ball” questo nuovo progetto di Matheos. “Humankind” è un prendere e lasciare della melodia, un vai e vieni con soli di chitarra incisivi che irrompono la tranquillità. Il segreto di "Sweet Revenge” è una linea raffinata di basso di Joey Vera (Armored Saint, Fates Warning), che ti porta in un dialogo divertente tra slap e la voce di Steve Overland (FM, Groundbreaker). Effetti di guizzi elettronici d’artificio assemblati con un mood adrenalinico dei suoni bassi per “Set The World On Fire”, che resta in testa; un ibrido dall’effetto dance. Dalla quinta traccia “Too Far Gone” l’album sembra prendere un altro corso, molto più mirato ed affine al melodico. A sostegno del progetto (gli arpeggi alla Jim Peterik), propri di Matheos, già ampiamente espressi nei suoi progetti solisti, diventano solide basi di rock più ruffiano, dove la tastiera, tipica compagna melodica, viene sostituita dalla sei corde nelle sue vesti (elettrica e acustica), e la figura di Steve Overland prende il volo! Traccia di sei minuti che racchiude ballad e altro in un’unica atmosfera. Qui e nel corso dell’album sarete rapiti dal vocabolario di Simon! Lui esce dal groove e ti ruota attorno con il suo suono potente, cristallino e dall’animo fusion. Nei suoi fill non puoi che sussultare, affidarti a lui, e cercare di seguire l’origine del suono, ruotando la tua testa (sfilla a modo suo). In “Nowhere Man” gli intrecci tra i due mondi Matheos/Overland sono sempre più complici. Background metal progressive e AOR si incontrano a metà strada. Fedeli seguaci dei Fate Warning non giudicate senza provare ad ascoltare! Una persona è dotata di infiniti linguaggi, e Matheos in questo è un ottimo allievo; si lascia trasportare nel gioco dell’improvvisazione, e quando prende consapevolezza dello stile da seguire ne persegue la direzione, mettendo a fuoco gradualmente l’idea compositiva iniziale. Seppur fuori dalla sua zona di comfort, non ha timore di sperimentare. L’ottava traccia “Everyday Angels” potrebbe dare atmosfera sonora ad un cortometraggio di film, per la purezza del suono, i deliziosi arpeggi e la doppia voce di Steve; il tutto a seguire la linea strutturale degli intrecci basici AOR. Si identifica sempre di più questo progetto, scaricandosi delle iniziali incertezze, rendendolo più compatto, anche grazie all’arrangiamento vocale del cantante. Solo di chitarra in “Is It Right?”. E poi chissà, ma è proprio l’ultima traccia “Your Life” che rafforza il mio pensiero! Solo ora riesco metaforicamente a figurarmi i due scrittori Jim/Matheos, seduti allo stesso tavolino, non più compositori in separata sede, in un dialogo coeso, ma soprattutto reale! La traccia è decisa, elettrica e meno melodica, con uno affascinante Steve che tende la mano a Jim: questo è il sentiero da seguire per un seguito! La voce di Steve è un marchio indelebile. Un timbro datato nel tempo che obbligatoriamente si associa al rock britannico melodic, e può colorarsi di maggior pathos e rabbia, accattivando la melodia.
Tutti questi progetti musicali che nascono dalla virtualità, dalle distanze, ne portano i segni! Presentano fragilità, frammentarietà. Spesso mancano o sono carenti di “espressioni facciali”. E questo progetto di esordio, seppur già valido, non mette a fuoco tutte le “smorfie” dei musicisti. Per un risultato più convincente, persuasivo, con picchi più folgoranti, i Kings of Mercia meritano un secondo reale cammino.
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