THE DEAD DAISIES: Radiance
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24/09/2022Dopo poco più di un anno dal precedente 'Holy Ground' torna la multinazionale del rock con il nuovo album, 'Radiance', in uscita il 30 Settembre e preceduto da numerosi singoli con l'obiettivo, neanche troppo nascosto, di solleticare la curiosità di tutti gli amanti di certo hard rock perennemente in bilico fra sonorità tipiche degli anni'70 e '80. Dal 2019, per di più, i The Dead Daisies hanno accolto fra le proprie fila "The Voice Of Rock", vale a dire il mitico Glenn Hughes che, a dispetto delle sue 71 primavere, riesce a far brillare di adamantino splendore 10 canzoni intrise di un groove d'altri tempi, incastonato in una serie di caldi riff ad opera della coppia d'asce Doug Aldrich/David Lowy e scandito dalle poderose mazzate dispensate dal solidissimo Brian Tichy. IL progetto di questo nuovo disco pare, difatti, alquanto semplice: intrattenere l'ascoltatore con del sano rock duro d'annata che non ha pretesa alcuna di stupire con effetti speciali ma che, al contrario, punta tutto su un'energica sobrietà in cui i protagonisti sono una grande voce, una torrida chitarra e una ritmica che ti faccia battere il piede e scuotere il capoccione. Poi, ovviamente, ci sono dei grandi pezzi, che crescono di ascolto in ascolto, che non sorprendono mai ma neanche annoiano, che ti fanno sentire comodo ma non apatico, protetto ma non oppresso nel caldo abbraccio di un suono classico rapportato ai tempi moderni, senza essere nostalgico. Ecco, allora, che i ritmi si mantengono per lo più su tempi medi, tuttaltro che innocui, come nella rude "Hypnotyze Yourself" o nella più radiofonica "Courageous" e nell'iniziale, martellante, "Face Your Fear". A volte il quartetto decide addirittura di rallentare ancopra il passo, come nella pachidermica titletrack o in "Cascade", dal riff portante piuttosto psichedelico. Tutto molto bello e convincente, ma forse il meglio viene fuori quando la cadenza si fa più svelta, portando alla ribalta la freschezza di tracce quali la splendida "Shine On", dalle forti reminiscenze derivanti dai Black Country Communion o l'intensa (grazie alla solita prova superlativa di Glenn) "Born To Fly". A chiudere un lavoro tutto sommato di valore viene posta una sofferta semi-ballad come "Roll On" che chiarisce ancora meglio il significato di questo 'Radiance': far rivivere il passato della grande musica per proiettarlo in un futuro che non potrebbe esistere altrimenti.
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