CARCASS: REEK OF PUTREFACTION
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26/05/2004Se già l'heavy metal è un genere sotterraneo, invisibile ai più, il grind in particolar modo rappresenta una piccolissima nicchia nel versante più estremo della nostra amata musica. Ritmiche inverosimili, grugniti ferali, nessun accenno alla melodia e un suono che sembra provenire realmente dal più profondo dei gironi infernali: così i Carcass si presentano all'audience metal mondiale, con il loro primogenito "Reek Of Putrefaction". Ventidue canzoni: ventidue istantanee di particolari casi clinici e non, esaminati con perizia a dir poco chirurgica, e qui il termine è più che azzeccato. Sulla giostra dell'orrore del carrozzone Carcass c'è spazio per ogni tipo di patologia o dolore: si passa da semplici emorragie a più complesse mutilazioni, ovviamente con un occhio di riguardo alla decomposizione dei tessuti organici... La strumentale "Genital Grinder" apre l'album e con "spensieratezza" introduce l'ascoltatore nel mondo nauseante di questi folli giovani inglesini, in cui la fa da padrone una repulsione ossessiva per tutto ciò che è carne e soggetto a deperimento. Tra le migliori canzoni ci sono sicuramente da menzionare "Psychopathologist" ("I like to slide my hand inside your stomach") e "Oxidised Razor Masticator" (se per tutta la vita vi siete chiesti cosa comporterebbe masticare lamette di rasoio arrugginite, questa è la canzone che fa per voi!). Non esistono pause in "Reek Of Putrefaction", così come non conosce sosta la furia di Ken Owen, che picchia su pelli e piatti come un ossesso dall'inizio alla fine, mentre la voce di Walker (più acida) interseca quella più gutturale di Steer, in un vortice di terrificante violenza (ascoltate "Mucopurulence Execretor" e mi darete ragione). Non sarà certamente questo l'album per cui i Carcass saranno rimpianti, ma resta comunque una testimonianza più che valida di ciò che può essere considerato, a ragione, uno dei limiti più estremi verso cui il metal si è mai spinto.
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