CARCASS: HEARTWORK
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01/04/2004Il bisturi è messo da parte, sangue e pus hanno smesso coi loro gorgoglii nauseanti, la carcassa si è data una bella ripulita. In una parola: “Heartwork”. A tre anni di distanza dal colossale “Necroticism” la band torna a farsi viva con un altro album epocale, che sebbene si discosti in maniera notevole dal precedente per quanto riguarda i contenuti, dal punto di vista prettamente musicale è una perfetta prosecuzione dell’evoluzione intrapresa in precedenza. Forse la velocità media d’esecuzione si è ridotta nuovamente, abbandonando definitivamente il grind degli esordi, ma sta di fatto che l’estremismo musicale di Walker e soci, non è per nulla andato perduto… Contornata da un artwork volutamente asettico, sterile, essenziale (senza neanche una goccia di sangue!), la quarta fatica della pluri-imitata band inglese si apre con la pessimistica “Buried Dreams” nella quale sono già visibili i segnali del cammino evolutivo dei Carcass: a parte il fatto che il brano non tratta né di autopsie né di smembramenti vari, è impossibile non notare come la componente melodica si sia notevolmente accentuata rispetto ai primi tre lavori, anche grazie al solismo ispirato di Steer che, beneficiando del contatto con Amott, si è ulteriormente raffinato. “Carnal Forge” ci riporta invece a quelli che sono i Carcass più classici, ossessivamente martellanti e irrequieti, così come la pulsante “Blind Bleeding The Blind” (sono solo io il pazzo che ci vedo inserita all’interno una deformazione di “Back In Black”?), ricca degli improvvisi e spettacolari cambi di tempo che hanno contribuito a rendere il suddetto gruppo un caposcuola da seguire e provare a imitare. Sono veramente pochi gli episodi di “Heartwork” che lasciano indifferenti: sicuramente tra questi “No Love Lost” che appare quasi come elemento estraneo al contesto e molto più vicino al successivo “Swansong”, così come vicini ai nascituri Arch Enemy sono “This Mortal Coil” e “Death Certificate”, intense anticipazioni di ciò che produrrà in seguito Mike Amott unendosi al fratellino Cris. Ho lasciato volutamente per ultima la title-track per il semplice fatto che è la summa di tutto ciò che sono stati i Carcass fino ad ora: “Heartwork” è la mia personale idea di perfezione! “Heartwork” è potenza e melodia, “Heartwork” è una serie di assoli impeccabili, “Heartwork” è un lavoro ritmico implacabile, “Heartwork” è l’arte che viene dal cuore. “Heartwork” è il cuore stesso dei Carcass.
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