CANDLEMASS: Death Thy Lover
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07/06/2016Dopo gli ultimi cambi di line up, un ottimo disco alle spalle ('Psalms For The Dead'), e le dichiarazioni sul ritiro della band dalle scene, i Candlemass ritornano (eccezionalmente?) con questo nuovo EP 'Death Thy Lover' al fine di celebrare il trentennale della celebre formazione doom svedese. Prima grande novità è l'ingresso di Mats Levén al posto di Robert Lowe alla voce. La performance offerta dal nuovo vocalist soddisfa in pieno le aspettative riposte in uno dei singer più di rilievo nel panorama metal degli ultimi anni; l'ottima timbrica vocale calda e la pregevole capacità espressiva lo rendono il perfetto cantore delle trame oscure e dense di mistero intessute dalla sezione ritmica nella quale spicca il duo Björkman - Johansson alle sei corde. Il sound è il solito marchio di fabbrica a cui ci hanno abituato i Candlemass e che li ha resi i Signori incontrastati del Doom Metal, molto in linea con le ultime produzioni della band, ci riferiamo soprattutto all'ultimo ed ottimo full length 'Psalm For The Dead". Il disco si apre con la title track, forse il brano più variegato per quanto concerne le atmosfere ricreate dal combo svedese. Le trame chitarristiche riescono a gettare l'ascoltatore in un abisso di inquietudine ed a cullarlo subito dopo con un intermezzo acustico dal sapore malinconico, mentre il ritornello melodico è di forte impatto e l'andamento del pezzo ricorda tutta l'epicità dei Manilla Road di 'Open The Gates'. "Sleeping Giant" è il capitolo più cupo e sinistro del breve disco, le sonorità ricordano quelle da pelle d'oca che hanno caratterizzato i lavori di King Diamond merito anche di un Mats Levén eccezionale nella sua veste di singer dalle doti teatrali. A riprova del fatto che la compagine svedese ha ancora frecce nella propria faretra, qualora vi fosse ancora bisogno di dimostrarlo, arriva "Sinister N Sweet", traccia di oltre sei minuti di doom cadenzato, pesante che non lesina massicce dosi di melodia, specie negli intervalli arpeggiati. A chiudere questo breve ma intenso lavoro trova spazio anche un brano strumentale, "The Goose". Anche qui si superano i sei minuti. Sei minuti fatti di mistero di epicità, che come un fluido denso sgorga marcescente dalle casse del nostro stereo frammisti ad interessanti e piacevoli spunti orientaleggianti che si innestano su di una trama cupa ed ossessiva; la sintesi del marchio Candlemass, gruppo al quale bastano 4 tracce per riaffermare, qualora ve ne fosse bisogno dopo la lunga e fulgida carriera, la propria posizione di supremazia quando si parla di doom. Se questo è lo stato di salute dei Candlemass, possiamo sperare solo in un loro ritorno sulle scene in veste di protagonisti. Sarebbe davvero una grossa perdita.
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