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REVOLUTION RENAISSANCE: NEW ERA

data

09/07/2008
68


Genere: Melodic Speed/Power Metal
Etichetta: Frontiers Records
Anno: 2008

Gli Stratovarius e Timo Tolkki hanno preso due strade diverse. E da un lato credo sia meglio così, dato che non c’erano i presupposti per continuare questa “telenovela” che aveva stufato un po’ tutti. Ora gli Stratovarius devono ricominciare senza la loro anima, il loro fondatore, e Tolkki può tornare ad esprimersi ma senza il suo marchio di fabbrica, portando con se nei suoi nuovi Revolution Renaissance solamente il giglio, simbolo che appare sulle copertine degli Strato fin dai tempi di ‘Visions'. Mi sono oscuri i motivi che hanno portato allo schieramento di sole guest star dietro a questo ‘New Era’ anziché affidarsi ad una line up stabile, come quella che Tolkki sta formando ora per concentrarsi sul nuovo album. Forse c'è stata solo fretta, forse per via degli obblighi contrattuali, comunque solo roba da gossip che vi racconto unicamente per dovere di cronaca. I fatti dietro a questo ‘New Era’ parlano di un ritorno alle sonorità classiche degli Stratovarius, che lasciano poco spazio alla vena "innovativa" intrapresa dai tempi di 'Elements'. Un sound che però diventa fin troppo debitore dei pezzi da novanta della carriera di Tolkki e che viene sostenuto solo grazie al grande tiro di questa miscela che ha fatto la gioia del Power scandinavo. A dover fare la differenza quindi ci pensano le tre ugole presenti, con l'inossidabile Michael Kiske a fare la parte del leone. Non a caso infatti i brani più riusciti sono proprio i suoi, a partire dal mid-tempo banalotto di "I Did It My Way" che grazie alla sua prestazione viene trasformato in uno dei pezzi migliori. Eccelente la riuscita della ritmata "Revolution Renaissance" e della ballad "Angel", che confermano in me l'idea che Kiske sia il vero salvatore di questo disco. Al suo fianco troviamo Pasi Rantanen dei Thunderstone il quale, nonostante le sue ottime doti vocali, non può fare miracoli per resuscitare due brani fotocopia come "Eden Is Burning" e "Born Upon The Cross", entrambi mid-tempo in chiave Heavy, e l'obbiettivamente brutta "We Are Magic", nella quale Tolkki sembra proprio suonare "Paradise". I due brani speed vengono offerti in dono a Tobias Sammet (Edguy, Avantasia) il quale, dopo la piacevole "Heroes", risulta particolarmente a suo agio nelle sonorità di "Glorious And Divine", che potremmo collocare senza troppi problemi in uno dei primi dischi degli Edguy. Menzione particolare per la bellissima "Last Night On Earth", brano che profuma dannatamente di Stratovarius ma che risulta finalmente completo in tutte le sue parti. Una rinascita tra alti e bassi, che farà la felictà dei fans degli Stratovarius per la presenza di qualche take più che buono ma che deluderà gli altri per la complessiva mancanza di originalità. Fate attenzione fans degli Helloween, con tutta probabilità quando Kiske su "Keep The Flame Alive" si metterà a cantare "In my heaaaaaaaaaaart....In my sooooooooul" vi prenderà un infarto. Tolkki le doti le ha, volendo anche le idee, staremo a vedere.

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