CAFFERY, CHRIS: PINS AND NEEDLES
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07/04/2007Ok, sono abbastanza disorientato. Da Chris Caffery mi aspettavo il classico disco "alla Savatage" (e direi che finora lo stile compositivo di papà Oliva aveva sempre contraddistinto le creazioni di questo figliolo), ed invece mi trovo ad ascoltare uno strano lavoro dal genere vagamente indefinito. Per "genere vagamente indefinito" intendo un classico Heavy Metal di quelli massicci, tipo calcio nei denti, con atmosfere cupe e distorsioni pesanti, con una serie di strane ibridazioni che coinvolgono davvero di tutto, dall'elettronica al saxofono, con un "salto" stilistico di brano in brano davvero impressionante. Non so bene cosa passasse nella testa di Chris quando ha composto "Pins And Needles" (probabilmente era incazzato forte, se mi si permette il francesismo), ma il risultato è un album sconnesso, incostante, che peraltro risulta globalmente coerente, nel senso che l'atmosfera decisamente cupa ed opprimente che contraddistingue i singoli pezzi viene amplificata dalle forti differenze che separano, quasi fosse una strada spaccata da un terremoto, i singoli brani. Indiscutibile il valore tecnico del gruppo, non per nulla Chris è ormai una certezza nel panorama chitarristico internazionale, ed il resto della band non sono certo nomi sconosciuti (per non parlare poi dei guest che spaziano davvero ovunque, non ultimi Skolnick dei Testament ed Ojeda dei Twisted Sister); il livello compositivo è elevato, anche se non eccelso. Ad integrare lo stile di Chris vengono una serie infinita di piccole accortezze di arrangiamenti particolari, di ibridazioni (lo si diceva prima) che spaziano tra generi e strumenti differenti, il tutto fuso nell'armatura di un Heavy Metal duro e arrabbiato con tutti i crismi. Il risultato è un disco affascinante, disorientante, ma anche pesante in entrambi i sensi: quello che soddisfa i cacciatori di musica dura, e quello che invece spaventa, perchè un disco del genere rischia di annoiare se non preso a piccole dosi.
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