BLOODBOUND: NOSFERATU
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04/03/2006Sono estremamente perplesso. Non dal disco, ma dal genere. Se si cerca un po' in giro per la rete, "Nosferatu" viene definito tendenzialmente un disco di Power Melodico, ma trovo poco calzante la descrizione. Anche per quanto riguarda generi come Heavy o Power Heavy, definizione che ho scelto io stesso, non sono del tutto convinto. Credo che la più calzante sia quella che è uscita come per battuta in un discorso tra amici: NWOPHM (New Wave Of Power Heavy Metal) o NWOSHP (New Wave Of Swedish Heavy Power). Che senso ha stare a sindacare sul genere di appartenenza di un gruppo? In questo caso ha parecchio senso, in quanto una band svedese che sceglie di scrivere il disco più maideniano che io abbia mai sentito tra i dischi non scritti dagli Iron Maiden, se permettete, è una band che fa rizzare i peli sulla schiena. A qualcuno, sicuramente, i brividi suscitati da questo disco non faranno piacere: dagli svedesi ci si aspetta il Power svedese o il Death, in fondo. Qualcun altro invece sarà ipnotizzato dalla musica estremamente potente ed orecchiabile di questo gruppo. Io sono tra i secondi. "Nosferatu" è un concept, e qui si possono alzare le solite critiche: un concept sul bene e il male, su un super demone da sconfiggere e su un protagonista che ancora non si sa se diverrà paladino o antipaladino, non è effettivamente una novità. Ma è anche vero che, al di là della storia di fondo, il disco scorre con una fluidità impressionante. Non si riscontra nemmeno il problema tipico della maggior parte dei concept a tema epico, ossia quello dei brani di passaggio che risultano essere poco validi ed avere senso solo come collante interno del disco stesso: l'album è coeso, coinvolgente dall'inizio alla fine, con punte di pathos decisamente degne di nota, come la title-track (uno dei brani più maideniani di tutti, il cui rimando principale è ad "Hallowed Be Thy Name") o l'opener "Behind The Moon", l'aggressiva "Metal Monster" (strutturalmente un brano Hard Rock, ma suonato come l'Heavy Metal comanda). La seconda metà dell'album si avvicina più al Power, ma mantenendo sempre un occhio sul New Wave ottantiano ("screams In The Night" e "For The King" su tutte). Tecnicamente impeccabili e mai esagerati, i Bloodbound possono vantare un singer, Urban Breed (ex Tad Morose) dalla timbrica possente e diretta, ed un bassista (e tastierista), tale Fredrik Bergh degli Street Talk dall'indubbia esperienza. "Nosferatu" si è rivelato uno dei migliori dischi di questo 2006 appena iniziato, e se non sarà un anno incredibilmente fertile credo proprio che rimarrà uno dei dischi migliori dell'intero anno.
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